Serenissimo Principe, Illustrissima Signoria
La sua fidelissima città di Bergamo ha uno statuto che si è sempre osservato, per il quale si dispone che cadauno il quale possede beni estimati con la città et in essa non faccia habitatione, sia obligato eleggere in cancelleria un sindico abitante in detta città, il quale sostenga le fattioni che occorrono in nome di quelli che possiedono detti beni.
Sì come hora ne occorrono molte, per occasione della fortezza nuova et massime in alloggiar soldati et che il detto statuto mette pena a chi non elegge il detto sindico suo.
Nella quale pena è stato condannato un messer Giovan Pietro Pacchieno et altri da giudici di detta città, dalla quale condannatione detto Pachieno, anchor a nome de alcuni altri, s’è appellato agli magnifici signori Auditori Novi.
Et perché se non fusse osservato detto statuto la città patirebbe assai danno, non potendo essequire di subito quello che fusse bisogno per l’illustrissimo Dominio et per se medesima, convenendo perdere tempo in ricercando quelli che possedono de detti beni che stanno lontani dalla città et dispersi, mentre si dovesse provedere a detti bisogni.
Però la detta città supplica Vostra Serenità si degni commettere agli magnifici signori rettori di Bergamo che astringano detto Pachieno et altri consorti alla elettione di tale suo sindico, non ostante le lettere dei signori Auditori Novi , come in questo dei giudici incompetenti, seguendo la forma dei suoi statuti.
Supplica anchora Vostra Serenità si degni commettere a detti magnifici signori rettori che vogliano astringere gli bombardieri di quella città alla contributione delle spese che sono fatte et a quelle che occorresse farne (che Iddio non il permetta) per salvar la città da sospetto di peste.
Il che detti bombardieri ricusano contra una parte dell’eccelentissimo Senato 1479, fatta ad instanza della città di Brescia et contra gli ordini degli carissimi signori Proveditori alla Sanità.
Et humilmente si raccomanda.
1566 13 di maggio
Che alla presente supplicatione rispondino li magnifici rettori di Bergamo.
(filza 320)