Serenissimo Principe, Illustrissima Signoria
Sono talmente accresciutte le tirannie nella sua città di Vicenza, che hormai non si può più viver in essa, e ciò a causa la molta superbia che domina quella città e tutto il suo territorio, onde ognuno vuol esser temutto e riveritto, cercando con le sue bravurre tenir sottopiedi questo e quell’altro e ponendo ogni sua speranza nei favori e nella pottentia di primari di quella città ardiscono usurpar con violentie il ben altrui.
E se alcuno riclama alla giustitia gli aspettano alle strade in setta con siccari e trucidano non solamente gli poveri da loro oppressi, ma anchora gli avvocati che gli diffendono.
Questo dico io, Santo Ceresara, causidico e devottissimo servitor di Vostra Sublimità, che havendo io il patrocinio e difesa d’alcuni miei clienti, contra alcuni siccari facinorosi et huomini di malla nattura, favoritti per le sue virtù da primari della sua città di Vicenza, né pottendo questi traditori et arroganti sopportar ch’io per quei termini che si convien alla giustitia diffendesse le raggion dei miei clienti, si delliberorono d’amaciarmi.
E trovatto occasione che io andava a Mallo, dove io era rittiratto con la mia famiglia per il sospetto, postossi in insidie mascheratti per non esser conosciutti, et accompagnatti da altri sicari e forsi banditti, armatti de diverse sorte d’arme e schioppi prohibiti, mi assaltorno alla strada in campagna di Castelnovo, circa un’hora di notte.
E menattomi diversi colpi restai ferritto a morte e segnato nella facia con ferritta molto penetrante. Onde pensando questi crudellissimi siccari che io fusse morto, fugittero subito e mi lasciorno così mal trattatto dall’empie sue mani in condition di morte.
Però supplico la Serenità Vostra che havutto che l’haverà informatione dal clarissimo podestà di Vicenza, la vogli dellegar tal caso all’officio clarissimo dell’Avogaria, dove dalli miei intervenienti, senza tema alcuna, sarà procuratto che sia proceduto contra i dellinquenti.
Né favori de gentilhuomini vicentini saranno posti in consideratione alcuna e gli avvocati facendo l’officio loro come si conviene saranno rispettatti e riveritti.
Et a Vostra Serenità umilmente mi raccomando.
1578 27 maggio
Che all’oltrascritta supplicatione rispondino li rettori di Vicenza….
(filza 332)