Serenissimo Principe,
Questo carnevale passato nella città sua di Verona fu pensatamente et appostatamente trucidato l’infelice Pompeo, figliuolo di me povero Antonio Maria Uguzzoni beccaro, dal signor Anzolo Ronco, cittadino potente et da alcuni altri suoi parenti et seguaci.
Et perchè io sapeva le parentele et li favori grandi che havea questo Ronco, così con li principali del consiglio et della consolaria di quella magnifica città, come con li nodari deputadi al malefitio, parte dei quali sono cugnati et parenti di esso Ronco, et perchè, per la povertà mia et per la mia impotentia io non podeva securamente caminare per quella città, nè comparere alla giustitia a trattar le cose mie, supplicai la Sublimità Vostra che, tolta informatione delle cose da me narrate nella supplicatione che io presentai ai piedi suoi, ella si degnasse di delegar per giustitia questo atrocissimo caso all’officio clarissimo dell’Avogaria.
Et perchè da diversi principalissimi gentilhuomini di quella città io poi fui con vari modi astretto a rimuovermi dalla detta supplicatione, promettendomi questi che dalla giustitia di Verona li rei sarebbono stati giustamente puniti, non fu proceduto più oltre sopra la detta supplicatione.
Ma dopoi, essendosi Anzolo et un altro correo spontaneamente presentati, havendo il salvo condutto dal puro per difendersi solamente dalla qualità del pensamento, è occorso che, essendo secondo l’ordinario stato portato di ordine di quel clarissimo et giustissimo signor podestà il processo in consolaria, per espedir gli altri rei absenti giusta il tenor delle lettere del clarisismo Avogador da me impetrate sotto li 21 di maggio, li favori che Anzolo predetto ha in quella città hanno potuto tanto che essi rei absenti non sono stati espediti, anzi la copia del processo è stata data con le difese alli sopradetti rei presentati.
Il che quanto sia contra i termini della giustitia et contra il stile osservato così in questa inclita città, come in tutte le corti d’Italia, Vostra Serenità per sua prudentia lo comprende.
Et perchè io prevedo la facilità con che questi crudeli huomini intendono di salvarsi da così grave delitto per loro commesso, et che la vita di me meschino vecchio et di un altro povero figliuolo che mi resta di età de anni 17, saranno soggette in quella città alla ferità et alla potentia de questi nemici del mio sangue, supplico di nuovo la Sublimità Vostra per le viscere di Christo che, non obstante la sudetta mia violente renontia, voglia commettere alli clarissimi rettori di Verona che, tolte le debite informationi sopra la predetta mia supplicatione et sopra questa presente additione, dicano l’opinion loro con giuramento, secondo la forma delle leggi, acciò che la Sublimità Vostra possi poi, se così le parerà per giustitia, delegar questo atrocissimo caso all’officio dell’Avogaria.
Et alla sua gratia genuflexo mi raccomando,
1584 a 28 luglio
Che alla suprascritta supplicatione rispondano li rettori di Verona…
(filza 338)