Serenissimo Principe, Illustrissima et Eccelentissima Signoria
Essendo regola della natura, insegnata a tutti gli huomini, che il ben publico et huniversale si deve anteporre alle private affettioni et al benefitio particolare, non ha con questo fondamento sopportato mai la religione et giustitia della Serenità Vostra che ad alcuna privata persona sia lecito in alcun luogo fabricar risare, con le quali si possa rovinar li territori et corromper l’aere delle sue terre.
Il qual pio et cristiano instituto servato in altri, è certa la sua fidelissima communità di Lonigo che Vostra Serenità serverà anco in lei, protegendola et defendendola da quella rovina et esterminio che li vanno preparando li clarissimi signori Pisani, conti di Bagnolo.
Questi clarissimi gentilhuomini, Principe Serenissimo, hanno dato supplica all’offitio clarissimo di Beninculti per poter far una risara nella campagna et territorio di Lonigo, ove mai più alcuno ha tentato di far simile esperienza.
Il qual pensiero, se havesse luogo, succederia che quel territorio et quelle campagne, che male si possono defendere dalle del Chiampo et altre che le inondano, hora sariano in stato disperatissimo di poter più salvar li raccolti. Donde ne risulteria la rovina dei privati et Vostra Serenità ne riceveria grandissimo danno, così in rispetto di datii che si perderiano, perdendosi li raccolti che li pagano, come in rispetto alla gran quantità di biade che manda quel territorio et quel mercato in questa illustrissima città di Venetia.
Di più, l’aere per il stagnar et putrefarsi dell’acqua, si corromperia in maniera che ove hora, essendo purissimo, ha la terra et territorio ripieno di habitanti che vivono longhissima […] Vostra Serenità servono non pur con la facoltà pagando molte gravesse, ma anco con la vita propria in diverse spetie di militia, essercitando quella fede et devotione verso Vostra Serenità, per non violar la quale hanno del 1511 et 1513 sopportati doi gravissimi incendi.
Da qui in poi con miserabil spetacolo conveniriano gli habitanti o morire in breve o abbandonar quella patria ove sono nati et hanno tutte le loro sustantie.
Et se li clarissimi Pisani si specchiasssero in quello che essi hanno operato nella loro villa di Bagnolo, già floridissima et piena de habitatori, et hora per le risare ivi fatte dishabitata, destrutta et dessolata, per esser morti et partiti quasi tutti gli habitanti, et per esser quei pochi che sono rimasti tutti amalati, sariano in certezza che la Serenità Vostra non sopporterà che seguano simili effetti in essa sua terra et territorio.
Ma poichè l’immenso desiderio d’accrescere lasua gran fortuna et facoltà li leva questo discorso, movasi a pietà di Vostra Serenità a sovenir il suo popolo fedelissimo di Lonigo et territorio, il quale prostrato in terra divotamente la supplica che tolte le debite informationi, si degni provedere et comandare con la sua autorità suprema che le dette risare non si facciano, cosa che acqueterà anco i clarissimi Pisani, li quali ritornati in sè et spogliati di passione, confessaranno che non era conveniente che per accrescer l’immense ricchezze d’una privata Casa, si distruggessero le possessioni di mille case et si levasse la vita a un popolo intiero.
Et in buona gratia di Vostra Serenità.
1593 4 genaro
Essendo stati uditi in contraditorio da una parte li agenti della comunità di Lonigo et dall’altra li Pisani, conti di Bagnolo, sopra la supplicatione presentata per li predetti agenti di Lonigo, nella quale domandano che sia prohibito alli predetti Pisani di poter far alcune risare nella campagna di quel territorio, et in contrario domandando li Pisani li supplicanti predetti dover esser licentiati, la Serenissima Signoria il tutto ben considerato ha posto il bossolo bianco che rispondano sopra la suddetta supplicatione li rettori di Vicenza, quali ben considerata la continentia sua et servato quanto si deve, dicano l’opinion loro, con giuramento et sottoscrittione di man propria, giusta le leggi.
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Consiglieri: d. Carlo Corner, d. Zuan Battista Vitturi;
d. Antonio Barbaro, d. Zuanne Taiapiera, Capi di quaranta;
d. Andrea Morosini, d. Francesco Falier, Avogadori di comun.
1593 9 genaro
Comparsi li Pisani sopradetti inanti li signori consiglieri infrascritti, dissero che havendo inteso la commission fatta alli rettori di Vicenza di risponder alla sopradetta supplicatione della comunità di Lonigo, avertirono che il Corner podestà era cazzato per haver parentella con una gentildonna da Chà Morosini, che havea contradetto all’officio dei Beni inculti alla domanda loro.
Onde inteso questo, volse sopra ciò dire l’interveniente per detta comunità, ha terminato che in loco delli rettori di Vicenza debbono risponder li rettori di Padova. Et furono:
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Consiglieri: d.Carlo Corner, d. Zuan Battista Vitturi;
d. Antonio Barbaro, Zuanne Taiapiera Capi di 40;
d. Andrea Morosini, avogador di comun.
(filza 346)