Serenissimo Principe,
E’ stato intimato a noi huomini del commun della villa de Venegane, sotto il Montello, che dobbiamo andar a pagare quanto apparemo debitori all’officio delli clarissimi signori Inquisitori sopra li offici nel termine in esso mandato espresso.
Onde comparsi ad esso illustrissimo magistrato, ritrovamo esser fatti debitori in doi condanne de taglio de roveri de lire 175, seguite dall’illustrissimo magistrato de Treviso già 30 et più anni.
Delle quali si rendemo certi non esser stà fatta la essecutione in tanto tempo, perchè o fussero scoperti li processi formati essere pieni di falsità, raccordandosi molti dei nostri vecchi haver udito che per tal causa alcuni scelerati erano stà condennati alla galera, o sia per qual si voglia altro rispetto che noi non sapemo.
Per tanto spatio de tempo sono occorse le morte non solo de particolari, ma anche l’estintione delle case, transportate da luoco a luoco et del tutto mutate per la regolatione del bosco et per tanti altri accidenti occorsi.
Onde, noi poverini, che non habbiamo colpa, non dovemo, doppo un secolo, esser molestati, tanto meno quando che, et per le gravezze che quotidianamente sopportiamo et per le tempeste horribilissime di quest’anno, restiamo del tutto dessolati.
Però reverentemente supplichiamo Vostra Serenità che, sicome in casi tali ha solevato altri poveri communi non tanto infelici quanto noi, si degni, tolte le debite informationi, conceder in gratia anche a noi la liberatione di questo debito, che con tutte le povere creature nostre pregaremo Vostra Signoria per la conservatione et grandezza di questo Serenissimo Dominio. Gratie.
1607 adì 4 agosto
Che all’oltrascritta supplicatione risponda il podestà et capitano di Treviso…; l’istesso facciano li Provveditori et patroni all’arsenale et li Tre savi sopra li offitii…
(filza 360)