La legittimità di Euriemma o, per meglio dire, il riemergere della tradizione. La vicenda del presunto e contestato matrimonio tra Trivulzia Braccioduro e Piero Saraceno costituisce infatti il perno di un conflitto dalle evidenti implicazioni successorie ed economiche (e, una parte della vertenza, condotta dal lignaggio Saraceno, è esplicitamente successoria, incentrata sui fedecommessi cinquecenteschi stabiliti dagli avi), ma anche dalle forti implicazioni ‘culturali’. Nel 1563 si conclude il Concilio di Trento che con il decreto Tametsi avrebbe definito in maniera più precisa le regole che fissavano la validità del matrimonio (si vedano a questo proposito le osservazioni di James Casey e di John Bossy). Fino ad allora un’unione matrimoniale era considerata valida se provvista dell’unico requisito ritenuto essenziale: il libero scambio dei consensi tra i due nubendi, anche se la pubblicità dello scambio toglieva ogni parvenza di clandestinità all’unione. Questo dato collocava significativamente le unioni matrimoniali nel loro contesto culturale e politico: ad attestarne la legittimità era in sostanza l’approvazione loro data dalla comunità o dalla parentela. I matrimoni clandestini (celebrati senza testimni) e segreti (non resi pubblici) erano utilizzati di frequente ed esprimevano, come spesso accadeva, tensioni sociali e individuali, ma loro effettiva affermazione era data, in ultima analisi, dal contesto entro cui si calavano. L’istituto matrimoniale era così provvisto di ambiguità e di implicazioni sociali non indifferenti. Il matrimonio segreto celebrata tra Trivulzia e Piero Saraceno è una tipica espressione di una serie di relazioni (sentimentali ed economiche) dominate dal lignaggio. Ad attestarne la validità è in sostanza il contesto entro cui esso si cala e la percezione (mai univoca e mai definitiva) della stessa parentela. Un matrimonio che avviene nel 1577. Ma nel frattempo le norme tridentine avevano sancito che per essere valido un matrimonio avrebbe dovuto essere celebrato davanti ad un parroco e alla presenza di due testimoni. Inoltre, anche se considerata una clausola che non inficiava la validità del matrimonio, erano pure richieste le tre pubblicazioni (strida) affisse alla porta della chiesa per tre domeniche di seguito. Una normativa più precisa e vincolante che modificò la stessa nozione di clandestinità (da allora, ad essere clandestino sarabbe stato il matrimonio celebrato senza le necessarie pubblicazioni: un matrimonio valido anche se non legittimo; e non più lo scambio dei consensi senza pubblcità). La normativa tridentina fece così emergere, tramite il conflitto, ma anche in virtù di una diversa regolamentazione, pratiche sociali che risalivano alla tradizione. Come ad esempio il matrimonio segreto che, palesemente, strideva con la nuova normativa matrimoniale. Un matrimonio che non aveva implicazioni sul piano civile e della trasmissione del patrimonio, ma che, come dimostra la vicenda di Euriemma, poteva in realtà inserirsi in complesse situazioni successorie. Non a caso, per contenerne le implicazioni sociali, si sarebbe cercato di regolamentarlo in una certa misura (si vedano i consulti di Piero Franceschi scritti alla fine del Settecento). Nonostante la normativa tridentina, si trattava comunque (come per il matirmonio clandestino, cfr. le osservazioni di Casey sul rapimento) di pratiche sociali che potevano essere manipolate dalla parentela. Così come avvenne in realtà per la vicenda di Euriemma. Infine il matrimonio tra Trizulzia Braccioduro e Piero Saraceno fu considerato valido, legittimando le pretese successorie di Euriemma. Ma gli esiti avrebbero anche potuto essere diversi.