Donna, figlia, erede è costruito sia su testi (costituiti di miei saggi pubblicati negli anni ’90) che su documenti. Se con i primi risulta più agevole entrare nella dimensione dei problemi, cercando di coglierne pure i possibili sviluppi, con i secondi, anche se necessariamente si tratta di una selezione, ogni partecipante al sito può costruire da sè una propria visione della storia in oggeto.
Il primo saggio, apparso in un volume dedicato esplicitamente al rapporto tra padre e figlia, scende ad esaminare alcune questioni di fondo inerenti la successione ereditaria, la dote, la legittima, ma in realtà è soprattutto incentrato sulle rappresentazioni che emergono da un conflitto interessante che si svolse nella prima metà del Cinquecento in Carnia.
Il secondo saggio riporta una vicenda che si svolge tra Vicenza e Venezia, coinvolgendo le massime magistrature veneziane e il grande consultore fra Paolo Sarpi. La vicenda ha una serie di implicazioni di tutto rilievo: il fascino del lignaggio, la successione femminile, il matrimonio, ecc, ma in particolare rivela a tutto campo la dimensione politica in cui essa si collca. Per valorizzare tutti questi aspetti si è pensato di inserire pure alcuni documenti significativi.
La sezione dedicata ad Euriemma Saraceno è costruita da una scelta di documenti inediti. Una scelta ovviamente, che ha cercato di privilegiare il rapporto tra la dimensione di genere (molte le donne coinvolte) e il lignaggio aristocratico. Questioni di legittimità, inerenti il matrimonio segreto, il ruolo delle donne sono state privilegiate rispetto alla vicenda successoria che prosegue, intricata, per circa trent’anni. Ma anche da questa è possibile evincere le tensioni esistenti tra il lignaggio di orgine e le forze centrifughe che ne minano la stabilità.
La storia delle due donne Ferramosca (famiglia poi divenuta patrizia veneziana) indicano scelte di vita radicali ed opposte. In questo saggio può apparire emblematica la forzatura, ma anche l’estrema malleabilità, del lignaggio nei confronti di valori culturali collegati al genere e all’onore.
Con la vicenda di Laura Maria Ghellini Colocci si si porta al Settecento. La protagonista è ‘figlia’ a tutti gli effetti, anche dopo lo sfortunato matrimonio. Solo il successivo matrimonio clandestino sembra rompere definitivamente i suoi legami con il padre e il lignaggio d’origine. Sono tante le questioni sollevate dalla vicenda: matrimoni combinati, rapporti tra famiglia di origine e famiglia ‘di arrivo’; divorzio, matrimonio clandestino, disederazione. Una vicenda tumultuosa quella della contessina Laura, tanto da coinvolgere più di una magistratura veneziana. Le sue lettere ofrono inoltre uno spaccato della dimensione domestica settecentesca.
Segue il parere giuridico di un consultore in iure seicentesco: un discroso forbito che rinvia al presunto contrasto tra diritti particolari e il diritto della Dominante, ma che sottende una rappresentazione giuridica altrettanto interessante: il rapporto tra consuetudine e legge.
Infine una ‘deviazione al maschile’ con le vicende della famiglia Capra ambientate nella grande villa della Rotonda. La scelta di una primogenitura da parte dell’aristocratico Mario Capra non sembra casuale e lascia intravedere un conflitto ben più ampio di quello che generalmente si situa sul piano generazionale.