Grande intellettuale veneziano dell’Ottocento, Agostino Sagredo nacque il 29 novembre 1798, un anno dopo la caduta della Serenissima. Egli apparteneva ad un’antica e prestigiosa famiglia patrizia. Il padre Giovanni (morto nel 1822) aveva ricoperto tra le più alte cariche dello stato repubblicano, mentre la madre, Elisabetta Renier discendeva pure da un altro antico lignaggio patrizio. Prima ancora che dai suoi studi, Agostino apprese direttamente dai suoi genitori e dalla cerchia di patrizi che avevano direttamente vissuto le ultime vicende istituzionali e politiche della Serenissima, alcuni degli aspetti più significativi della storia dell’antica repubblica. Autore di numerose opere che, poco dopo la sua morte (8 febbraio 1871) Tommaso Gar avrebbe ricordato nella sua commemorazione pubblicata negli Atti dell’Istituto veneto di scienze lettere ed arti.
Agostino Sagredo fu professore di Estetica all’Accademia di belle arti di Venezia dal 1846 al 1852 e curatore del Museo Correr e della Fondazione Querini Stampalia. Membro e socio di varie accademie veneziane ed italiane, poco dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, venne nominato senatore del parlamento italiano. Visse i suoi ultimi anni nella villa di famiglia di Vigonovo (Padova). Lasciò al Museo Correr i suoi libri e l’archivio di famiglia. Nonostante la sua attività di storico sia conosciuta soprattutto per un fortunato Sommario della storia di Venezia pubblicata dopo la sua morte, in realtà il lavoro più pregevole di Agostino Sagredo è costituito dalla Storia civile e politica, il lungo saggio che introduceva i due prestigiosi volumi Venezia e le sue lagune, che il comune di Venezia pubblicò nel 1847 in occasione del IX congresso degli scienziati italiani.La Storia civile e politica è opera di grande interesse che travalica il semplice dato storiografico che la colloca nell’ambito dell’imponente produzione sulla storia di Venezia che proliferò nel corso dell’Ottocento. Molte riflessioni ed osservazioni dell’autore si addentrano difatti in maniera duttile e sicura nella storia delle istituzioni veneziane e, soprattutto, di quella del patriziato che per secoli ne resse le sorti politiche. Osservazioni, si può aggiungere, che in molti casi non furono che marginalmente riprese nella successiva storiografia, impegnata a celebrare o, all’inverso, a mettere in discussione la storia della Serenissima. Ho definito mito debole il particolare approccio con cui Agostino Sagredo affronta la storia veneziana: un approccio che non è insensibile al richiamo della grandezza dell’antica repubblica, ma che nel contempo è in grado pure di segnalare debolezze ed incongruenze delle scelte politiche del suo ceto dirigente. Alcune di queste riflessioni sono state da me utilizzate nel saggio pubblicato in occasione del convegno tenutosi a Syracuse (Stati Uniti) nel 1997, o nel convegno tenutosi a Napoli nel 2010, dedicato al tema di Patria, patrie e nazione in Italia tra Sette e Ottocento e i cui atti sono d’imminente pubblicazione. Entrambi i saggi sono riprodotti in questo sito dedicato al mito debole.