Serenissimo Prencipe, Illustrissima Signoria
Sono mesi diece che io Lodovica di Cucchi, povera vedova et carica di molti figliuoli inhabili, insieme con Lazaro Di Vitali, Pantaleone Prebelli et Domenico Della Scalvina, si presentassimo nelle forze del signor capitanio di Valcamonica, imputati con falsa querela dal signor Lucca Vertua dottore, io come produttrice de testimoni falsi et li detti come testimoni che habbino deposto il falso.
Et mentre noi infelici credevamo di haver di quelle commodità che sono solite darsi alli presentati spontaneamente, quali anco per termine di giustitia et per il stato della causa istessa ci era da quel eccelentissimo signor giudice state concesse, havendoci tutti con piezerie rilasciati, ecco che detto signor Lucca cominciò a ricorrer alle cavillationi, procurando col mezo dell’offitio clarissimo dell’Avogaria d’impetrar suffragi che commettevano al detto signor capitanio che dovesse formar il processo, mettendo noi prima sotto tuta custodia, sì come fece tenendomi in priggion serrata.
Il che ottenne con dupplicati suffragi, uno di 5 et l’altro di 19 agosto prossimo passato. Ottenendo anco, sotto l’istesso giorno di 5 detto, un altro suffragio di tempo di giorni quindeci a provar.
Il qual fu da esso tenuto in manica sin alli 19 novembre, che poi lo presentò solo per far noi meschini eternar et morir prigioni innocentemente.
Il qual suffragio fu, dall’illustrissimo Avogador che gli lo haveva concesso, revocato, perchè di già l’aversario con quello haveva havuto l’intento suo.
Ma non contento di questo, ne ha doppo impetrati molti altri che sarebbe longo a narrarli.
Ma la maestà di Dio, che non permette tali tirannie senza vendetta, ha fatto che in questo progresso di tempo si sono scoperti molti delitti et tristezze commesse per detto signor Vertua contra li detti poveri miei figliuoli, de quali egli era contutore, decretado a tal offitio a richiesta di me infelice madre di essi inhabili.
Se ben poi, per haver voluto fargli con mezo della giustitia render conto di molti scudi per lui truffati, egli risentendosi hammi calunniata con detta falsa querela di cosa ne quale io non ho utile veruno, nè altro interesse che la deffesa, come contutrice, d’essi miei figliuoli con Lazaro sudetto.
Laonde son stata astretta a querelare detto Vertua di truffa,, pergiuro et falsità.
Sopra la quale dovevasi proceder contra di esso con li istessi termini come si è processo contra di me infelice donna et altri, cioè proclamando et far quello che in simili casi è solito farsi.
Ma è stata tanta la potenza d’amici et parenti di detto signor Vertua che, tralasciando l’ordinario, li è stato mandato un commandamento ad informandam iustitiam, sopra del quale è stato constituito.
Et mentre dovevasi intimarli che dovesse defendersi sopra le sudette et altre imputationi, è stato relasciato senza pure fargli dar sicurtade d’obedir alla giustitia, quando gli fosse parso di volerlo per reo.
Dal qual commandamento, per eternar noi in prigione, egli s’appellò et le lettere d’appellatione sono anco state revocate dall’illustrissimo avogador, udite le parti.
Et perchè noi poveri afflitti carcerati già tanto tempo trovamo tanto ardua et difficile la via di poter veder l’espeditione, non solo del caso nostro per il quale siamo presentati, ma di quello per il quale s’ha da proceder contra detto signor Vertua, per occasione delle imputationi sudette, per le molte cavillationi et per la gran potenza che egli ha de parenti et adherenti, non solo con li principali nodari di Breno et altri, ma di tutta detta valle.
Il che chiaramente si scopre dal modo di procedere che si è servato finhora in detti casi, poichè, mentre doveva egli esser retento o almeno proclamato, s’ha proceduto solamente per via di commandamento ad informandam iustitiam, dal quale n’habbiamo ricevuto danno et spese evidentis sime per li suffragi che egli va ogni giorno presentando per impedir l’espeditione di detti casi.
Et con tutto che sia stato constituito come reo dalla giustitia, nondimeno viene admesso ogni giorno ad andar in publico et in privato avanti alla giustitia come faceva prima, con molto scandalo et mal essempio di quella terra.
Onde, per gli rispetti sudetti, posso et devo io temere et credere che al tempo dell’espedittione potesse quel magnifico signor capitanio debilitar gli inditii che sono contra esso signor Vertua, con mostrargli li tormenti avanti lo mandi alla censura dell’illustrissimo signor podestà di Brescia, anci potrebbe egli venir all’espeditione di esso caso come ha fatto in altri di falsitadi, quali dovevano esser mandati alla censura d’esso illustrissimo signor podestà.
Oltre di questo, essendo egli causidico, viene protetto da suoi parenti et fautori, in modo tale che noi infelici non possiamo resistere alla sua potenza, nè haver nè testimoni quali vogliano dire liberamente la verità di quello che sanno contra di esso Vertua, nè haver avocati che voglino defender noi et consegliar, trattar et parlar sopra la querela nostra contra il detto Vertua.
Per il che m’è convenuto più volte, et più per l’avenire mi converrà, mandar ben spesso messi a Brescia, lontana miglia quaranta cinque, con gravissime spese et incommodo, a consegliar con eccelentissimi avocati di quella città et le deffese nostre et insieme le querele datte all’aversario sudetto et altri particolari che occorrono alla giornata in simili cause.
Onde noi meschini fratanto restiamo appressi et prigioni calunniosamente, con tante et così eccessive et intollerabili spese et danni, che è impossibile a poter più resistere a tanta nostra rovina et precipitio quando non siamo sollevati et protetti dalla carità et benignità di Vostra Serenità.
Però, per finir con maggior brevità, se ben con maggior nostro incommodo et interesse, le nostre miserie et perchè siano levati li importanti nostri disavantaggi, riverentemente la supplichiamo che la si degni, tolte le debite informationi dalli illustrissimi signori rettori di Brescia sopra quanto gli habbiamo esposto, delegarli tutto questo negotio, così sopra l’espeditione del caso nostro qual è in stato di spedirsi, essendo publicato il processo, come di poter continuar alla formatione di quello contra detto dottor Vertua, sopra le querele contra di lui prodotte et altri suoi misfatti et falsitadi apparenti dal processo finhora formato a defesa nostra.
Et poi quelli espedir brevi manu, troncando le cavillationi di detto signor Vertua et venir all’espeditione di essi casi, come parerà a detti signori rettori per giustitia, assolvendo gli innocenti et condannando quelli che lo meriteranno, sì come dalla loro ottima et integerrima giustitia si spera.
Et a questo modo termineranno le nostre miserie col mezo della delegatione sudetta. Gratie.
1604 a 27 aprile
Che alla sopradetta supplicatione rispondino li rettori di Brescia…
(filza 357)