Serenissimo Principe,
Si ritroviamo noi homeni del commun de Collegnolla a termene tale che se per iusticia non sciamo proveddutti da Vostra Serenità conveniremo arbandonar le casse et habitacion nostre da tanti ladronezzi che sonno comessi da sette de ladri et assassini, li qualli sonno cusì temuti, che non è alchuno che li volgia palesare alla iusticia.
Imperhochè questo febraro passatto, fra li altri notabilli furtti ne fu comesso uno in cassa de messer Anzolo di Chavalli, citadin di Verona, et asportato dalle 7 hore de note gran quantità de formento cum viollentia fatta alle porte grandissima.
Di sorte che il povero suo gastaldo si posse a cridare et fu datta campana martello per il commune et preso quatro di essi ladri, uno delli qualli è stato condemnato alla gallia, cum condition di sminuirli la pena, sempre che denontierà li compagni.
Tamen questo tristo, perché è favorito da grossa maona di essi, non ha altramente voluto palesar alchuno et la iusticia non potrà in un caso cusì grave farne demostration alchuna et noi poveri del commun conveniremo sotozazer a tanto dano.
Imperhò suplichamo Vostra Serenità, tolte le debite information, che la si degni conceder facultà al clarissimo potestà di essa città de Verona che possi prometter impunità et talgie a chi denontierano li ladri de cusì fatto furto, asiochè venuto in luce si possi cum la iusticia darli quel castigo che meritano et liberar quel povero commun et li habitanti in esso da tanta tiranide.
Et a Vostra Serenità, flexis genibus, si raccomandemo.
1570 adì 22 mazzo
Risponda alla soprascritta supplicatione il potestà di Verona…
(filza 324)