La lunga storia di Zanzanù – lunga non solo per il suo timbro straordinario, ma anche perché giunta sino a noi – inizia in realtà con l’episodio che non solo condusse alla sua morte, ma pure costituì la premessa per la commissione e la realizzazione dell’ex-voto che di certo ha contribuito al perpetuarsi, ancorché distorto, della sua immagine. Da questo episodio finale seguiranno poi frammenti di flash-back che ci aiuteranno a ricostruirne la figura. Il fascicolo processuale che segue venne istruito nella cancelleria del Provveditore e Capitano della Magnifica Patria, ma poi fu presentato dalle due comunità di Tignale e Gargnano al Consiglio dei dieci, l’organo politico-giudiziario che doveva deliberare in merito alla concessione delle taglie e delle ‘voci liberar bandito‘, promesse nelle numerose sentenze pronunciate contro Zanzanù. Il primo documento è dunque costituito dalla ‘parte’ del Consiglio dei dieci che concede le ‘voci’ alle due comunità; segue poi la lettera del Provveditore e Capitano Giustiniano Badoer con cui si accompagnava la supplica delle due comunità e il fascicolo istruito su loro iniziativa in base a determinati ‘capitoli’ i quali dovevano attestare i loro diritti per l’uccisione di Zanzanù e degli altri banditi. In realtà il fascicolo è di estremo interesse, anche perché raccoglie al suo interno una breve indagine svolta dal giudice del maleficio di Salò in merito alla morte di alcuni membri della comunità di Tignale, avvenuta nel corso della battaglia del 17 agosto 1617. Sono le testimonianze raccolte nel corso di questa breve inchiesta, così come quelle presentate dalla comunità di Tignale ad offrire una serie di informazioni preziose sullo svolgimento del conflitto. Sono tali narrazioni che possono essere messe direttamente a confronto con quella descritta in successione filmica nell’ex-voto successivamente dipinto. Per il fascicolo cfr. Archivio di stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Comuni, filza 312, alla data 20 ottobre 1617.
* 1. Parte del Consiglio dei dieci del 20 ottobre 1617
Il fascicolo si apre con la parte del Consiglio dei dieci in cui si concedono le voci (vedi glossario) richieste in base alle sentenze pronunciate contro i banditi uccisi e catturati. Si tratta, come vedremo, della prima fase, costituita dalla concessione delle voci. Diversa e suscettibile di contrattazioni sarà la seconda fase, in cui il Consiglio dei dieci accoglierà, in tutto o in parte (oppure rifiuterà) la richiesta di liberare con le voci già concesse un determinato bandito. Le voci ottenute potevano infatti essere spese direttamente dai diretti interessati, oppure vendute sul mercato al maggior offerente, il quale mirava ad ottenere la propria liberazione o quella di altra persona. In questa seconda fase la parte del Consiglio dei dieci si muoveva alla luce di una serie di considerazioni in cui interagivano diversi elementi, anche di carattere politico.
- 20. ottobre in Consiglio di dieci
Che per l’interfettione a 17 di agosto prossimamente passato fatta dagli huomini di communi di Tignale et di Gargnano di Zuanne Beatrice detto Zanon quondam Zuan Maria, Zuanne Lima, Thomaso Ferrarino, Bortolamio Furlanello, tutti da Gargnano et Giulio figliuolo di Hieronimo Ferraglio da Gardon et retention di Pietro Gardoncino da Inzi, mentre tutti sei si trovavano banditi, Zuanne Zanon di vintiun bandi, otto con l’auttorità del Senato, otto con l’auttorità ordinaria, quattro con l’auttorità di questo Consiglio et uno del medesimo Consiglio, questo per sententia de 4 agosto 1610 con pena di esser tanagliato, taglio di mano capitale, taglia per cento miglia in terre aliene, confiscation de beni, destruttion di sue case et condition di anni vinti. Et gli altri bandi per sententie, cioè con l’auttorità del Senato, una sotto 8 maggio 1602, cinque sotto li tre ottobre 1605 et due sotto li 14 agosto 1607, tutte del Provveditor di Salò et Capitano della Riviera di Bressana. Et con l’auttorità ordinaria del medesimo reggimento altre sei, cioè de 16 decembre 1605, X febraro 1606 more imperii, 24 aprile et 26 novembre 1606, 2 aprile 1609 et de primo ottobre 1616; et due anco del podestà di Verona de 30 giugno, cioè il 10 et 17 aprile 1613. Et con l’auttorità di questo consiglio altre quattro, cioè de 14 gennaro 1606, 31 marzo 1612 et 17 luglio 1615 del reggimento di Salò et de 13 decembre 1608 del podestà di Verona. Alcune delle sopradette con taglia anco per cinquanta miglia in terre aliene, una con pena di anni X di galea et le altre tutte con pena capitale e confiscation de beni. Zuanne Lima, Thomaso Ferrarino et Bortolamio Furlanello, tutti e tre insieme banditi per sententia del Provveditor di Salò de primo ottobre 1616 con pena capitale et confiscation de beni. Giulio, figliuolo di Hieronimo Ferraglio per due sententie delli rettori di brescia giudici delegati et con l’auttorità di questo Consiglio de 31 maggio 1614 con pena di berlina et di anni dieci di galea et de 24 luglio 1617 con pena capitale. Et Pietro Gardoncino de Inzi pur per sententia delli detti rettori di Bressa giudici delegati da questo Consiglio de 24 luglio sopradetto con pena di anni dieci de galea et come dalle scritture loro lette et relation del diletto nobil nostro Nicolò Valier Avogador ci comun s’è inteso, sia alli sodetti huomini delli communi di Tignale et di Gargnano concesse sei voci et facoltà di liberare i banditi di bandi uguali o inferiori alli sopradetti Zuanne Beatrice setto Zuanne Zanon, Zuanne Lima, Thomaso Ferrarin, Bortolamio Furlanello, Giulio Ferrari et Pietro Gardonzino et l’essentione parimente iuxta la parte del flagrante de 15 aprile 1574 a quei huomini di essi communi che si sono trovati alla sudetta interfettione et captura in flagrante crimine, mentre levato dalla propria casa della sua habitatione Zuanne Cavalliero nella terra di Gardola in forza lo conducevano verso i confini arciduacali et come nelle lettere del Provveditore di Salò et Capitano della Riviera di Bressana de 4 del presente et il tutto in virtù della parte de 16 luglio 1613 a proposito de banditi, iuxta la parte istessa.
[favorevoli] 14
[contrari] 0
[non sinceri] 0
[maggioranza necessaria] 2/3
Furono lette le lettere del Provveditore di Salò e Capitano della Riviera di Bressana
* 2 Dispaccio del Provveditore e Capitano Giustiniano Badoer al Senato (18 agosto 1617)
Si inserisce il dispaccio inviato dal Provveditore e Capitano Giustiniano Badoer al Senato, anche se, ovviamente, non è compreso, come il successivo diretto ai Capi del Consiglio dei dieci, nel fascicolo per la riscossione delle voci liberar bandito (vedi 3.2.1). I dispacci diretti alle due principali magistrature veneziane erano spesso di identico contenuto, ma, evidentemente, provvisti di considerazioni spesso diverse, alla luce del loro diverso calibro politico. In questo torno d’anni il Senato si occupa di temi inerenti l’ordine pubblico, intervenendo sul piano più generale con provvedimenti o leggi in materia di banditismo o di carattere straordinario (come ad esempio l’elezione di Provveditori generale). Il dispaccio è di estremo interesse perché scritto il giorno seguente la morte di Zanzanù.
ASV, Senato, Dispacci, Brescia, filza 17, anno 1617
Serenissimo Prencipe.
Mi trasferii luni et marti passato con l’ingiegniero Alesandri a veder li passi delli communi superiori di Riviera per sapersi in ogni occorenza assicurare in quelle parti. Riuscì la visione molto fruttuosa et de passi più importanti mi fu tolto dissegno et datone particolar conto all’ecc.mo general Cornaro, dal quale si sarà comessa alcuna essecutione, tutto verà operato volontiera da questi sudditti senza spesa della Serenità vostra.
Mentre ivi mi trovavo intesi che Zuane Zanone bandito famosissimo era in quei contorni con alcuni suoi sateliti osservando li andamenti miei, con pensier forse di cometter qualche novo eccesso, come del continuo ha sempre fatto. Diedi perciò immediate ressoluti et efficaci ordeni acciò capitando costui in alcuna di quelle terre fosse datto campana martello, perseguitato da tutte quelle gienti che nelle presenti congiunture si trovano assai ben proviste de arme et monitioni; concertai anco con li capi molte operationi per le quali sicuramente doveva capitarli nelle mani , come seguì, poiché la notte seguente ch’io alloggiai nel commun di Tignale fu così temerario detto Zanone con cinque suoi compagni di venir nel detto commune et la mattina, che fu hieri, ardì all’ora di messa entrare nella casa di Zuanne Cavallier, huomo vecchio et di più commodi del luoco, et a viva forza condurlo via seco perché li trovasse summa grossa di danaro. A questo si mossero quei capi che havevano li miei ordeni et dato all’arme le perseguitorono, li levorono il sudetto vecchio et poi li serrorono tutti in certo bosco dove, fattisi forti et dopo longo conflitto, finalmente tutti morti et un preso et de nostri di detto commune quattro morti et molti altri feriti. Durò il combattimento otto ore continue et mostrorno questi et pronta obbedienza et molta intrepidezza, onde perciò li stimo degni della gratia di vostra Serenità et meritevoli delle taglie et di tutti li benefitii che per tale estirpationi li vengono promesse, per renderli massime in maggior occorenze altretanto pronti et obedienti alli suoi rapresentanti. La distruttione di questo scelerato, che ha vinti anni tiraneggiato questo paese con desolatione di cento famiglie principali et che ha fatto spender tanto a vostra Serenità, ha riempito questa Riviera, tutto il Bresciano et Veronese d’infinita consolatione et giubilo et perché mi ha persuaso che anco la Serenità vostra ne habbi da sentir gusto ho voluto darlene riverente conto. Grazie.
Salò, li 18. agosto1617
Nomi dell banditi intefetti:
Zuane Zanon de Beatris
Zuane figliolodel q. Zuan Francesco Beatris detto il Lima
Tomaso detto il ferarino
Bortolamio furlano et tutti da Gargnano
Giulio di Gierolamo Bergamin da Gardon di Valtrompia et
Piero q Gio.Battista Gardoncino da Incino di Valtrompia rettento vivo.
Giustinian Badoer provveditor et capitanio
- 2.1 Dispaccio diretto ai Capi del Consiglio dei dieci del Provveditore e Capitano della Riviera di Salò Giustiniano Badoer del 4 ottobre 1617
Giustiniano Badoer scrisse anche ai Capi del Consiglio dei dieci per presentare il fascicolo processuale istruito a nome delle due comunità che accampavano diritti sulla morte di Zanzanù. Un fascicolo consistente e, va aggiunto, di grande interesse non solo per la sua consistenza, ma anche perché incorporava al suo interno l’inchiesta svolta dal giudice del Maleficio di Salò di seguito alle numerose morti registrate tra gli attaccanti di Tignale.
Illustrissimi et eccelentissimi signori colendissimi,
Scrissi già all’eccelentissimo Senato la morte seguita di Zuane Zanon bandito famosissimo con altri suoi compagni et mi riscerbai far l’istesso et più particolarmente a vostri eccelentissimi illustrissimi con la presente occasione con la quale le invio sotto sigillo il processo formato sopra l’interfetione del sudetto Zanone et compagnia, richiesta delli comuni che ne pretendoni i benefitii, taglie et esentioni..
Tra le cose principali che nelle presenti congionture de tempo mi erano sommamente a core, oltre il render questi sudditi ben affetti et intrepridi alla difesa delle cose di Sua Serenità una era che sopra modo m’afligieva: il veder tanto ardire in un tanto scelerato che, mentre tutte queste gienti havessero l’armi, osasse venir ben spesso ad inquietarli et in mille modi oprimerli et travagliarli, in quel modo che ha fatto da 18 anni in qua, con dessolatione di cento et più famiglie principal di queste parti.
Pensai perciò con ogni spirito alla distruttione di costui et col mezo di spie, promesse et donni procurare intender li andamenti suoi. Onde, saputosi che era in Riviera per essequire qualche diabolico suo pensiero, rissolsi, con occasione di riveder alcuni passi superiori alli confini, andar in persona a dar tutti quelli ordini et instruttioni a quei communi alli quali, per le cognitioni che havevo dovea capitare, stimavo necessarie.
Per il che, feci chiamare li capi delle genti armate et li consoli dei communi, i quali tutti nei presenti tempi si trovano ben provisti di armi et monitioni, et li essortai non solo alla difesa delle case loro, ma alla distrutione di banditi et di questo Zanone in particolare, promettendoli che haveriano conseguito, oltra gloria immortale, tutti li benefitii, taglie et essentioni che dalle leggi gli vengono assignati, minaciandoli all’incontro severissimo castigo in caso di mancamento.
Giovò tanto questa mia esortatione che partorì il desiderato effetto, poiché, capitato detto Zanone la mattina di 17 agosto passato, che fu la seguente della mia partita, nella terra di Gardola commun di Tignale, andò nella medesima casa dove poche ore avanti alloggiai et ritrovato Zuanne Cavalliero, huomo vecchio et di più comodi di esso luoco, quello a viva forza trassero della propria casa, conducendolo via seco verso li confini arciducali, non gli havendo voluto dare seicento cecchini che li domandorono.
A questo strepito, mossesi i capi delle militie, a quali havevo datto gli ordini, solevato il commune al suono di campana martello, seguirono il sudetto Zanone et compagni, fattoli lasciar il prigione, li ridussero in certo bosco, dove dopo longo conflitto di otto ore continue, dopo la morte di cinque del detto commune et più di vinti feriti, restò morto esso Zanone con quattro suoi compagni et uno preso vivo, alla qual morte et captura v’intervenero anco li huomini del commun di Gargnano che in aiuto erano accorsi.
Nella sudetta attione mostrorono tutti questi molta intrepidezza et obedienza, onde li stimo degni della gratia dell’eccelentissime vostre illustrissime per conseguire quelli benefitii, taglie et essentioni che gli vengono promessi et per renderli massime in maggiori occorrenze obedienti alli publici rapresentanti et per qualche ricompensa et dell’operato et di tanto sangue sparso.
Nè voglio restar di dirli che per l’estirpatione di questo scelerato che haveva tanti bandi di cotesto eccelso Consiglio ha convenuto Sua Serenità in altro tempo mantener in queste parti, con grandissima spesa e capeletti et corsi, il tutto con poco frutto, nè contra esso ha valso la straordinaria diligenza usata da’ publici rapresentanti, che fattosi formidabile a tutti ardì venir fino in questa terra et nella chiesa principale alla presenza di tutto il popolo commetter l’homicidio nella persona del podestà di quel tempo.
Ho voluto dilungarmi tanto stimando che sicome la distrutione di costui et suoi compagni ha riempito tutta questa Riviera et tutti li circonvicini luochi d’infinito giubilo et contentezza, così habbi ad apportare all’eccellenze vostre illustrissime particolar gusto et sodisfatione. Gratie.
Di Salò li 4 ottobre 1617
Giustinian Badoer Provveditore e Capitanio
di man propria con giuramento
Nomi delli interfetti sono:
Zuane detto Zanon Beatrise da Gargnano
Zuane del quondam Zan Francesco Beatrise detto il Lima
Bortolamio de Zan Piero Furlanetto
Tomaso Ferrarin
Giulio Bergamin detto il Ferrai et
Piero Gardoncin d’Incin di Valtrompia, rettento
- Supplica della comunità di Tignale ai Capi del Consiglio dei dieci
La supplica delle due comunità accompagnava il fascicolo istruito a Salò per convalidare l’uccisione dei cinque banditi e la cattura del sesto uomo. Interessante sul piano retorico, come gran parte delle suppliche venne scritta molto probabilmente da un notaio o da un avvocato.
[………..]
Fu sempre ben noto all’eccelso loro Consiglio et all’eccelentissimo Senato li notabilissimi et grandissimi assassinamenti comessi in diversi tempi nella Riviera di Salò et altrove dal sceleratissimo et famoso Zuanne di Beatrici detto Zanon con suoi sateliti, per il che fu egli dall’istesso eccelso Consiglio di dieci et sua auttorità, come dal detto eccelentissimo Senato et dalli illustrissimi rettori di Terraferma punito con vintidoi sententie tutte di pena capitale et altre gravissime conditioni come in quelle.
Di queste poco temeva questo barbaro et crudel tirranno, anzi sprezzando del tutto la grandezza et dignità publica veniva liberamente et senza alcuna tema nelli confini a lui prohibiti et ben spesso alla sua Patria et quivi commetteva tanti misfatti così empii, all’eccellenze vostre illustrissime benissimo noti. Onde volendo al tutto cavar denari delle sostantie altrui, resoltosi il mese di agosto passato, in compagnia d’altri cinque banditi, di partire dal stato di Parma et venuti in detta Riviera la notte delli 16 venendo li 17 del detto mese et circa la mezza notte entrati violentemente nella casa de Zuanne di Cavallieri posta nelle pertinentie di Tignale et ritrovatolo ricercassegli detto Zanon a dovergli dare mille cecchini. Questo meschino escusandosi non haver il commodo lo levorno di suo ordine di casa legato, per condurlo in paese alieno, come anco che non facendo fare il riscatto coll’esborso del denaro sudetto l’haveria trucidato.
Al qual spettacolo essendo ricorso la povera sua famiglia, supplicandolo con fonte di lacrime a darli libertà, ma questo indurito et fatto sordo lo fece condur via.
Del qual infelice caso, essendosi sparsa voce, fu di subito sonata campana a martello et unitosi li huomini del commun di Tignale nel far del giorno seguitorno con ogni prontezza questi scelleratissimi, che vedutisi così attorniati da essi si fecero forti in certo monte e quivi trinceratoosi a guisa di battaglia si diffesero, essendo fra tanto uscito dalle loro mani il ritenuto, furono combatuti dalli huomini di Tignale per molto tempo et da essi medesimi interfetti doi et uno preso vivo, dove che li altri tre banditi restati si levorono di detta trinciere dandosi quelli per monti alla fuga, seguitati dalli detti huomini di Tignale et con l’aiuto delli huomini del comun de Gargnano, che ancor essi vivamente concorsero all’estirpatione di così diabolica pianta, restorno doppo molto conflitto detto Zannon et compagni morti, restando nondimeno morti cinque delli huomini di detto comun di Tignale et molti feriti.
Per questa così frutuosa operatione, riverentemente li huomini delli detti communi unitamente supplicano l’eccelentissime vostre illustrissime a degnarsi con l’eccelso loro Consiglio di concederli tutti quelli beneffitii, taglie, essentioni dalle leggi promesse per detta interfettione et captura, come ogni altro emolumento ad essi spettante per essecutione di publico proclama o di altra particolar persona.
Il che sarà in recognitione delle loro numerose fattiche, come per restoro in parte delli danni patiti per la morte delli sudetti huomini per sostentamento delli poveri orfani restati chi di padre e chi di fratelli, quali tutti unitamente si gettano humilmente ai piedi dell’eccellenze vostre illustrissime. Gratie.
Nomi delli rei:
Zuanne di Beatrici detto Zannon
Bortholamio de Zan Piero Forlan
Zanetto de Zan Francesco detto Lima
Giulio Bergamin detto il Ferrai
Thomaso di Ferrari
vivo Piero Gardonzzin di Enzi di Valtrompia
- La consegna al provveditore di Salò del bandito catturato e dei corpi degli uccisi
Il 18 agosto 1617 i rappresentanti delle comunità di Tignale e di Gargnano consegnano al provveditore di Salò il bandito catturato e i corpi degli altri cinque uccisi nello scontro avvenuto il giorno precedente. Questo documento avvia il fascicolo processuale istruito su istanza delle due comunità al fine di ottenere le voci liberar bandito. La sera precedente gli uomini delle due comunità avevano evidentemente trasferito i corpi sino a Gargnano e il mattino successivo, in barca, li avevano condotti, con il prigioniero, sino a Salò. Le due comunità sembrano procedere di comune accordo; il che significa che l’apporto di Gargnano, anche se tardivo, non era stato del tutto ininfluente.
Adì 18 agosto 1617.
Presentata per d. Bartolamio Cavallari vicario del commun di Tignale, instando ut infra, videlicet :
Zuane di Beatrice detto Zanone, famosissimo bandito di molti bandi di questo Serenissimo Dominio Veneto per li molti delitti, assassinii et eccessi fatti in diversi territori per sententie contra di lui et suoi fautori et compagni, così dall’eccelso Consiglio di dieci come da diversi regimenti et con authorità ordinaria et con quella dell’eccelentissimo Senato et eccelso Consiglio de dieci, non contento delli assassini et misfatti passati, per il che tutta questa Riviera et anco li vicini luochi restavano in grave spavento di nuovo ridotto in questa Riviera et giurisditione, accompagnato da altri sicari et malfattori suoi, pure banditi anco essi di gravissimi bandi, per commettere altri misfatti, puoco curandosi delli bandi passati et pene in quelli, ancorché grandi, nè della giustitia, nè della indignatione della Serenissima Repubblica, per commetter altri misfatti, di che andava minacciando.
Et in effetto essendosi esso Zuane redotto nel commune di Tignale in questa Riviera et giurisditione, accompagnato da un altro Zuane suo cugino, figliolo del quondam Zuan Francesco Beatrice detto Lima, Tomaso detto il Ferrarino, Bartolamio Furlano, questi tutti del commun di Gargnano et da Giulio Bergomo et Piero quondam Giovan Battista Gardoncino de Incino, questi doi de Valtrompia, tutti assasini, sicari et banditi di diversi bandi et anco con l’authorità del predetto eccelso Consiglio de dieci per diversi loro misfatti fatti in diversi territori, come nelli suoi bandi, si fece lecito andare nella propria casa et habitatione di d. Zuane Cavallari, posta nella terra di Gardola di detto commune di Tignale et soprandando a detto d. Zuane esso Zanone con li compagni, lo prese et li dimandò seicento cechini, minaciandolo della vita se non li dava. Ma scusandosi lui di non haverne, lo condusse fuori della detta propria casa dandolo in consegna a doi delli suoi compagni, quali lo presero.
Ei insieme tutti con detto d. Zuane si inviorno verso li monti alli confini del Trentino, per ivi trattenerlo fino a che havesse havuto li danari che voleva estorquere, minacciandoli volere li 600 cechini di peso.
Intesasi la violenza dalle donne di casa, con pianti si missero a cridare, al che concorse messer Antonio Tonone, genero di detto messer Zuane et altri della terra et subito fu datta campana martello, per il che concorse altra infinita gente del commune et inviatesi verso li malfattori et arrivati con molte archibugiate si missero a combattere seco, quali li fecero testa, per il che fu datto tempo al predetto Zuane Cavallari di fugire.
Et essendo prima ammazzato Giulio Bergomo detto Ferai, uno delli banditi dalle archibugiate di questi di Tignale, li altri si fecero forti in un luoco nel territorio predetto di Tignale in contrada delle Visine et Monible, doppoi sopravennero in agiuto quelli del commun di Gargnano, incitati da quelli di Tignale et doppo combattimento di molte hore, nel declinare del giorno, essendo restati morti quattro del commune di Tignale et molti feriti et alcuni a morte, furono anco ammazzati di archibugiate il predetto Zuan Zanone, Zuane di Francesco Beatrice detto il Lima, Tomaso Ferrarino et Bartholomeo Forlano et il detto Piero Gardoncino fu, essendo prima stato ferito, preso vivo.
Intendendo per questa fattione delli huomini del predetto commune di Tignale et del commune di Gargnano conseguire tutti i beneffici, tallie, gratie et essentioni che dalle leggi di questo Serenissimo Dominio le vengono concesse et per sententie delli bandi di questi et preso et per il fragrante et per ogni altra deliberatione et deposito.
Perciò compare d. Bortholamio Cavallari vicario di detto commune di Tignale et a nome di esso commune et d. Albertini consule di Gargnano, presentano alla giustitia il predetto Pietro Gardoncino vivo et ferito et anco le teste et cadaveri de sopradetti Zuane Zanone, Zuane detto il Lima, Tomaso Ferrarino, Bartholamio Forlan et Giulio Bergomo detto Ferai, instando sii formato processo sopra il predetto fatto, morte delli predetti banditi et recognitione di quelli et così instan et dimandan et in ogni melior modo.
Presentata adì 18 agosto 1617 per l’infrascritto Albertino Albertini consule del commune di Gargnano, instando ut infra.
Illustrissimo signor Proveditor et Capitano et molto illustrissimo et eccelentissimo signor giudice al Malefficio.
Essendo l’altro hieri 17 instante capitati nelli monti del commun de Tignale Zuane Beatrice detto Zanon sceleratissimo bandito in compagnia de Zuane figliolo de Francesco Beatrice suo parente, Tomaso figliolo di Bernardin Feraro, Bartholamio figliolo de Zampiero Forlano in Gargnano con doi altri forestieri, tutti banditi, et essendo ciò pervenuto alle orechie delli huomini del commun di Gargnano, subito fu per il consule et huomini del detto commune datto campana martello per convocare il populo con l’armi ben all’ordine per perseguitar esso Zanone e compagni tutti banditi, li quali continuamente infestavano questa Patria.
Et doppo essersi ridutti li huomini armati di detto commune in grosso numero, andorno con li loro capi alla volta delli monti dove si ritrovavano li detti banditi et quivi gionti fu con ogni diligenza possibile datta la caccia alli sudetti banditi insieme con il commun di Tignale.
Et doppo longo sbarro d’archibugiate sbarate dalli huomini del detto commune di Gargnano contra li sudetti banditi et anco da detti banditi contra quelli del commune, restorno finalmente ammazzati li sudetti Zuane Zanon, Zuane suo parente, Tomaso Feraro, Bartholomeo Forlano et un forestiero compagno di detto Zanon e l’altro forestiero fu preso dalli huomini del commune vivo.
Pertanto io Albertino Albertini consule del commune di Gargnano per nome del detto commune, inherendo alla presentatione et consignatione hieri a vostra signoria illustrissima fatta per d. Gierolimo Loi capo de commun di Gargnano e per nome di quello insieme con altri del detto commune delli cinque banditi sudetti morti et anco alla consignatione dell’altro bandito compagno del detto Zanone vivo, riverentemente insto che sopra le cose di sopra narrate sii formato diligente processo a fine che in essecutione delle leggi di questo Serenissimo Dominio possa il sudetto commune di Gargnano conseguir tutte le taglie, bandi, immunità, essentioni et ogni altro beneffitio che dalle leggi vengono permesse a interfettori e captori de banditi, con riserva di dire, dedurre, produrre et allegare quanto parerà spediente al detto commune. Et come meglio etc., salvo etc.
Adì 18 agosto 1617
Refferì il strenuo Rezzardi Quadri cavagliere di corte dell’illustrissimo signor Provveditor et Capitano havere ricevuto in consegna dalli intervenienti et huomini del commun di Tignale et Gargnano Pietro Gardoncino di Icino di Valtrompia retento dalli huomini di essi communi nel fatto della morte datta a Zuane Zanone et compagni nel territorio di Tignale et quello haver posto in pregione sotto chiave et buona custodia.
Et refferì il sudetto esser stati consignati alla giustitia dalli sudetti intervenienti delli communi di Tignale et Gargnano cinque cadaveri di sesso mascolino quali dissero essere Zuane Beatrice detto Zanon, Zuane quondam Zanfrancesco Beatrice detto Lima, Tomaso Ferarino, Bartholamio Furlano figliolo di Giovan Pietro, tutti da Gargnano et Giulio Bergomi detto Ferrai di Gierolimo di Gardon di Valtrompia, tutti banditi.
* 5. Il provveditore di Salò interroga Pietro Gardoncino, arrestato dalle due comunità di Tignale e Gargnano
La testimonianza di Pietro Gardoncino, più volte escussa, è di estremo interesse in quanto aggiunge particolari intorno alla decisione di Zanzanù di trasferirsi nuovamente nell’Alta Riviera.
Die dicta [18 agosto 1617]
L’illustrissimo signor Proveditor et Capitano ha ordinato che sia tolto il costituto di Pietro Gardoncino retento.
Veneris die 18 augusti 1617
Estratto di prigione et condotto alla presenza dell’illustrissimo signor Proveditor et Capitano et dell’eccelentissimo signor giudice al malefficio un uomo di statura commune con capelli longhi et barba castagna, vestito con braghesse di mezzalana mischie in camisa, d’età come dall’aspetto si può comprendere e come disse d’anni 34.
Quale fu interrogato del suo nome, cognome, padre, patria et essercitio.
Ho nome Piero q. Giovan Battista Gardoncino da Incino di Valtrompia et la mia professione è di lavorar di fucina.
Quando, da chi et in qual luocho sii stato retento.
Fui retento hieri alle 20 hore sotto il commun di Tignale dalli soldati et huomini di Tignale.
Per che causa sia stato rettento.
Per essere in compagnia di quelli huomini, cioè Zuane Zanon et Giulio Bergomi da Gardon di Valtrompia; di Gierolimo, credo sia bandito, Antonio figliolo del Lima, nipote di detto Zan Zanone (subdens postea, credo che questo nepote del Zanone non habbi altrimente nome Antonio, ma Zuane); et di Antonio, che è qua di Riviera che non so di che luocho, nè di che casa sia, ma è bandito et si chiama Furlano et fa il parente del Zanone et l’altro Giacomo detto il Ferrarino da Gargnano, che così lo chiamava il Zanone et per tale li rispondeva et è ancor lui bandito.
Se egli sia bandito.
Signor no che sappia.
Come così si ritrovasse con li sudetti banditi et caminasse con loro.
Ritrovandomi io su il Piasentino in un luoco chiamato il Ponte, lontano da Piasenza dodeci miglia, che stavo con un mio fratello per nome Luca, che lavora di cane di moschetti, al qual luoco del Ponte stava anco il sopradetto Giulio, facendo ivi lavorar anco suo padre della medesima professione di cane, venne detto Zanone, sono hoggi dieci o dodeci giorni, et parlò con detto Giulio, il quale mandò poi a chiamare dicendomi se volevo andar con lui et detto Zanone in un servitio et io li dissi de sì, credendomi che volessero condurmi a Piasenza, che poi il giorno seguente detto Giulio mi fece parlar con detto Zuane Zanone, che prima non lo conosceva.
Quello che gli dicesse esso Zanone quando la prima volta parlò con lui, a suo modo parlando.
Mi disse: ‘Volete venir con me, che voglio andar al paese per liberarmi con l’andar alla guerra’. Et io li dissi di sì et così partessimo et stassimo doi giorni nel viaggio et giongessimo a Moniga qua in Riviera, di qua da Desenzano. Là s’imbarcassimo, essendo stati là nella terra da tre hore in casa di un villano che ne diede da mangiar pane et vino, essendo gionti là alle due hore; il qual villano, di ordine del Zanone, mandò a chiamar un barcaruolo che non so chi sia, qual ne levò tutti sei in un barchetto et fussimo condotti a Gargnano, vogando uno detto Burigatto et un altro barcaruolo di detto luoco et un nepote di detto Zanon che era con noi, cioè il sudetto bandito morto et un’hora avanti giorno giongessimo a detto luoco di Gargnano et intrassimo in un giardino, ove stessimo sino a mezogiorno, essendo entrato dentro con l’agiuto di noi altri sopravia i muri Zan Antonio Ferrarino, qual aperse poi l’uscio, siché per la porta entrasimo poi tutti.
Se detti barcaroli li vedessero a intrar nel sudetto modo nel giardino.
Signor no, perché erano andati via.
Di chi fusse quel giardino.
Non so.
Se ivi mangiassero o bevessero.
Signor no.
Quando partissero et dove s’inviassero.
Già cinque giorni rivassimo in detto giardino et là stassimo mezo giorno et poi dopo mezo giorno partissimo et andassimo verso la montagna di Tignale, ove un’hora avanti giorno arrivassimo a un fenile nella terra di Tignale.
Chi li dasse da mangiare in detto fenile.
Nessuno, ma andassimo alla montagna et mangiassimo della vittuaria che havevimo tolta con noi alli monti nelle casine.
Di chi era detto fenile et se v’era alcuno.
Non so signor di chi fusse, nè vi era alcuno.
Se hieri mattina fossero in Tignale.
Signor sì.
In casa di chi fusse.
Andassimo alla casa di messer Zuane Cavallier, havendo detto Zanon mandatoli a dimandar danari et che non glieli haveva mandati. Et chiapò detto Zuane che è vechio con la mano et li disse: ‘ti ho mandato a dimandar delli danari et tu non mi li hai mandati, però vien via con mi’. Et esso li rispose che non ne haveva, così conducessimo via esso Zuane Cavallier et lontano un mia li huomini di commune ne lo tolsero. Et essendo seguitati da detti huomini si riducessimo in un bosco dove stessimo da otto hore, che poi sopravennero essi huomini et là mi ferirno in un brazzo et mi rittenero. Et tutti li altri furono morti, cioè doi lì dove fui io ferito et li altri puoco discosti.
Che arme havessero.
Zuane Zanon haveva un arcobuso longo et una pistolla et li altri havevano l’arcobuso longo.
Che danari havessero.
Il Zanone haveva tre scudi et Giulio otto ducatoni.
Chi habbia havuto le armi loro.
Li huomini di Tignale.
Chi habbino havuti li lor drappi.
L’istessi da Tignale li hanno dispogliati et hanno anco a me cavato le calcette.
Quanto sia che manca di Valtrompia.
Sono otto mesi.
Di che luoco sia bandito.
Di nessun luoco che sappia.
Con che occasione prendesse conoscenza esso Giulio con detto Zanone.
Il padre di Giulio pigliò conoscenza col Zanone a Parma, là dove era luocotenente di fanteria detto Zanone et con questa occasione pigliò conoscenza di detto Giulio.
Interrogato rispose: Signor sì che detto Giulio era bandito di tutto il stato di San Marco.
Interrogato rispose: Era bandito per haver morto un huomo con archibusata nel nostro paese.
Et lamentandosi detto constituito fortemente per la stanchezza et ferita fu ordinato che fusse ei condotto nel luoco suo…
- Descrizione dei corpi di Zanzanù e degli altri banditi
Rito inevitabile e spesso praticato in questi anni, il riconoscimento dei corpi dei banditi uccisi si sofferma anche su alcuni particolari fisici. Il riconoscimento doveva avvenire tramite testimonianze che convalidassero l’identità degli uccisi.
Adì sabato 19 agosto 1617
Conferitosi l’illustrissimo signor giudece di Malefficio avanti la porta di sopra del palazzo dell’illustrissimo signor Proveditor et Capitano con me Francesco Colmello coadiutore et fatto portar fuori dalla stalla di sua signoria illustrissima li infrascritti cadaveri, ad uno ad uno, et così fu prima portato fuori un cadavero di sesso masculino, senza barba, con capillatura longa, nera et una trecetta alla banda dell’orecchia destra, di comun statura, qual all’aspetto mostrava essere d’anni vinticinque in circa et dimandato alli astanti, quali erano più et più persone ivi concorse, non fu ritrovato alcuno che dicesse di conoscerlo.
Fu poi portato fuora un altro cadavere, pur di sesso masculino, con barba nera, d’anni come dall’aspetto si potea comprendere quaranta in circa. Il qual fu detto essere Zuane Zanone di Gargnano, così dicendo Bartolomeo Peretto da Tignale et Lodovico Francino, ai quali non fu dato il giuramento per esser delli pretendenti li beneffici, come dissero.
Item, un altro cadavere, pur di sesso masculino et di comune statura, con puoca barba bionda, capellatura longa, d’anni 30 in circa, qual fu detto essere Bartholomeo Furlanello di Gargnano, come disse Zan Giacomo Capucino di Navazzo, al qual non fu dato il giuramento, dicendo d’esser stato anch’egli alla morte di questi banditi et di pretender beneficii come li altri.
Quarto. Fu tratto fuora un altro cadavere di sesso masculino, come di sopra, con capellatura nera, cominciava a metter barba, d’anni vinti in circa, come dall’aspetto si potè giudicare, qual fu detto essere Tomaso Ferarino, così dicendo Simon De Boni, nepote di monsignor arciprete di Tignale et il sudetto Capucino, ai quali non similmente datto il giuramento, per esser de pretendenti, come dissero.
Quinto. Fu cavato di detto luoco un altro cadavere pure di sesso masculino, sbarbato con capellatura nera longa d’età come si puotè giudicare dall’aspetto d’anni desdotto in circa, qual fu detto essere Zuane figliolo del quondam Zanfrancesco Lima, così affermando li sudetti, quali dicono che tutte le predette cose giustificano.
* 7. Le ultime disposizioni sui corpi dei cinque banditi
Sul corpo dei banditi si consuma un altro rito crudele, la cui descrizione sembra attestare una pratica consueta: riti di giustizia e interesse degli uccisori sembrano procedere senza contraccolpi. Non dimentichiamo che si era in piena estate: un’estate caldissima e arsa.
Adì 19 agosto 1617
L’illustrissimo signor Proveditor et Capitano, vista la sudetta presentatione de’ cadaveri fatta dalli intervenienti delli sudetti communi, ha ordinato che quelli siano portati su la publica piazza, al luoco solito alla colona, dove da tutti publicamente siano visti.
Puoco doppo refferì il cavaglier essere in essecutione del sudetto ordine stati posti li predetti cinque cadaveri nella publica piazza al luoco solito della colona et ivi lasciati.
Adì detto, la sera, circa le 24 hore
L’illustrissimo signor Proveditor ordinò che li predetti cinque cadaveri fussero per il ministro di giustitia condotti al luogo solito de tormeni et ivi per il ministro di giustitia siano appesi alle forche et ivi lasciati fino alla loro consumatione.
Eadem hora
Comparsero li intervenienti delli predetti communi et supplicorno s. s. illustrissima a volerli concedere di poter far levar le teste delli predetti cinque cadaveri morti, per poterle far portar a Bressa, per loro satisfattione.
La qual instantia udita s. s. illustrissima ha concesso alli predetti di poterli far levar le teste per portarle Brescia.
Il qual ordine stando, refferì il cavaglier de corte essere state levate le teste alli sudetti cinque cadaveri per il ministro di giustitia et consignati a quelli delli communi predetti.
Die 20 dicto
Refferì il cavaglier sudetto, la notte precedente esser stati condotti per il ministro di giustitia al luogho solito de tormeni li sudetti cinque cadaveri et quelli appesi sulle forche et lasciati conforme l’ordine dell’illustrissimo signor Proveditor.
* 8. Nuovo interrogatorio di Pietro Gardoncino (21 agosto 1617)
Il Provveditore Giustiniano Badoer sa, di certo, che da Pietro Gardoncino si potranno ottenere informazioni interessanti:
Adì 21 agosto 1617
Estratto di prigione et condotto alla presenza dell’illustrissimo signor Proveditor et Capitano et eccelentissimo signor giudice al Maleffitio l’oltrascritto Piero Gardoncino.
Li fu detto: stimando la giustitia che tu non habbi primamente detto la verità nell’altro tuo costituto nelli particolari che furono addimandati, ti ha fatto condur qua acciò tu dichi come ti accompagnai con Zanon et a che fare venesti con lui et altri banditi in queste parti, col nominar insieme il nome di tutti coloro che di luoco in luoco vi hanno ricettato ed datto alloggio.
Ritrovandomi sul Piasentino in casa di Luca mio fratello, qual stava là al Ponte dell’Oglio, per esser bandito di Bressa, di terre et luochi di questa Signoria, per svaliggio alla strada, il qual mio fratello lavorava di cane di moschetto a conto di messer Gierolimo Bergomo, [……..] anch’io di ferrarezze et di cose grosse, come fu la vigilia di Santo Lorenzo o il giorno avanti, essendomi occorso andar in casa di messer Gierolimo et havendo veduto un huomo forestiero solo, dimandai a detto messer Gierolimo chi si fusse esso forestiero et lui mi disse che era Giovanni Zanon, quel famoso bandito. Et dopoi mi partii de lì et ritornai a casa et la mattina seguente poi detto messer Gierolimo mandò un suo figliolo per nome Giovanni a dirmi che di subito andassi là. Et io vi andai et gionto là merendassimo et doppo messer Gierolimo mi disse: ‘va via col Zanone et con mio figlio Giulio’. Il qual si raccomandò che fra otto o dieci giorni tornerete che vanno per liberar loro et noi ancora, essendo detto Gierolimo bandito con quattro o cinque bandi et duoi altri suoi figlioli, oltra Giulio che era anch’esso bandito di alcuni bandi.
Et così tutti tre partissimo et andassimo la sera a Cremona in casa del marchese Schinchinella et ivi alloggiassimo. Et il dì seguente furono mandati a chianar il Forlanino, il Ferrarino et quel Zanetto Lima, quali stavano discosti de li quattro miglia in circa, in casa d’alcuni parenti di detto marchese. Quali vennero et montassimo in carrozza et venessimo a Desenzano et gionti puoco lontano dalla porta il Zan [non] dismontò, havendo inteso da certi villani che vi erano gienti alle porte. Et così licentiò la carozza et andassimo di fuora via da Desenzano et giungessimo la notte alle sei hore in circa a Moniga et ivi trovassimo uno dietro la riva del lago, al quale dimandò […..] che esso era d’un certo che non mi soviene il nome e lui li rispose che stava là.
Et allhora Gianone mandò il Ferrarino con lui a imparar la casa et poi venne et vi condusse tutti a casa d’un vecchio, di statura alta, d’anni 50 in circa, vestito alla villana di tella meza lana bianca tutta, qual ha duoi figlioli maschi, l’uno de’ quali ha 22 in 23 anni in circa, senza barba et ha duoi figliole da marito et la moglie; et la casa è una casa che ha per segno un pozzo nell’intrar o puoco dentro della porta in una cortesella. Li dove stassimo tutto il giorno seguente sino alle duoi hore di notte et Zanone mandò detto vecchio la mattina per tempo a Gargnano a chiamar certo suo parente, che poi gionse a Moniga con un barchetto insieme con detto vecchio alle 24 hore.
Et alle duoi hore s’imbarcassimo et alle otto hore di notte giongessimo a Gargnano et là smontassimo et andassimo in quel giardino come ho detto nell’altro mio constituto. Et quel suo parente andò a casa sua et noi poi il giorno dietro per paura d’esser visti andassimo su per li olivi nei monti et andassimo poi in quei monti et luochi che io ho detto l’altra volta.
Quibus habitis iussum fuit reponi ad locum suum stante quod erat hora tarda superveniente nocte.
* 9. Denuncia del chirurgo Giovan Battista Batello di Salò (23 agosto 1617)
Quella delle ferite non è, nella nostra vicenda, una questione irrilevante: permette infatti di ricollegarsi all’ex-voto e alla precisione, quasi maniacale, del suo autore.
Presentata per l’infrascritto cerugico adì 23 agosto 1617
Denontio a sua signoria illustrissima et all’eccelentissimo signor suo giudice al Maleffitio in Salò sicome io mi ritrovo haver in cura a medicar un Pietro Gardoncino il quale si trova nelle carceri di sua signoria illustrissima, il quale è ferito di una archibusiata in un braccio destro che passa a una parte et l’altra con pericolo.
Item doi percosse sopra la testa sine pericolo.
Di Salò il 23 agosto 1617
Di sua signoria illustrissima et eccelentissima humilissimo servitore
Giovan Battista Batello cerugico alla Fortuna.
* 10. Proseguimento dell’interrogatorio di Pietro Gardoncino (24 agosto 1617)
Giustiniano Badoer non demorde nei confronti di Pietro Gardoncino:
Adì 24 augusti 1617
Estratto di nuovo di prigione et condotto alla presenza dell’illustrissimo signor Proveditor et Capitano et eccelentissimo signor giudice al Maleffitio l’oltrascritto Pietro Gardoncino et continuando il soprascritto constituto li fu detto.
Tu, nell’altro tuo constituto antecedente hai detto che giongesti con Zuane a Gargnano et che vi smontasti. Però seguita a dir dove poi partiti da Gargnano andaste et quello operasti.
Là a quel giardino a Gargnano venne la persona a pigliar delle verze et ne vide tutti et parlò con Zanone. Et li dimandò quello faceva là et lui li disse che si era ritornato in quel luoco per far che niuno lo vedesse et ei stete là […] hora et poi partì. Et Zanone et noi altri, per paura che la non ne palesasse si partissimo et andassimo su per li olivi alla volta dell’ alta et ciò fu la vigilia della Madona 14 instante et la sera di detta vigilia andassimo avanti tutta la notte per otto hore et passassimo […….] et giongessimo la mattina avanti giorno in una terra su in cima la montagna dove vi è una chiesa che dicevano che lì facevano la Madona et ivi mangiassimo all’hostaria avanti giorno et poi partessimo et andassimo in cima ai monti et là vi era dei cacciatori che pigliavano un lepro et noi si posassimo sotto ai castagni per non esser visti. Et una donna ne vide et parlò col Zanone che lo conobbe dicendole: ‘o quanto è che non vi ho visto, è un anno doppo che fussi qua per liberarvi’. Et li soggionse: ‘ se un putto fosse qua, che è andato via con un lepre vorrei che lo mangiaste’. Et lui le disse che non importava che havevimo da mangiare che se ne havevimo portato da quella hostaria et andassimo poi alto nei monti dove erano delle cassine con pecore et animali et vi era delle cerese et là stassimo a disnar la mattina et la sera a cena. Et detto luoco era di sopra dalla Costa. Et mentre erimo a quei fenili disposti un tiro d’arcobuso da detto luoco della Costa, alcuni putti che erano a detti fenili dissero che passava per detto luoco della Costa l’illustrissimo signor Proveditor et Capitano et dissero che erano settanta o ottanta huomini con sua signoria illustrissima. Et Zanone disse: ‘Non importa, non dubitate, perché loro non sanno che siamo qui et essi vanno in giù et noi andaremmo in su’.
Et così la sera, doppo cena s’inviassimo et giongessimo a Tignale alle quattro hore in circa et andassimo a dormire su un fenile nella villa in Tignale. Et a duoi hore di giorno si levassimo dal detto fenile et andassimo alla porta di un vecchio che ha nome Zuane et aprirno Zanone et li altri che erano avanti la prima porta, cavando il cadenazzo et la seconda trovasimo aperta et entrassimo dentro tutti. Et Zanone chiamò detto Zuane et li disse: ‘Sapete che vi ho mandato a dimandar dinari et non me ne havete voluto mandar, adesso son venuto qui che voglio seicento cecchini’. Et il vecchio rispose che non haveva danari et Zanone li disse: ‘Sette ben buono da farne trovare, però andate là avanti che voglio condurvi via’. Ma Zuane andò avanti et si fece andar dietro il vecchio et noi seguimo dietro loro. Et puoco più d’un archebugiata lontani dalla terra trovassimo un carro et fece anco montar il vecchio qual recusava. Et si fece condur manco de mezo meglio et immediate si sentì streppito di giente che veniva dietro, di sopra, avanti et si cominciò a sentir streppiti d’archibugiate et sassate. Et io li dissi: ‘Signor Zuane sentite et vedete quanta gente ne vien dietro. Et lui mi disse: ‘Via che sei un marchione’. Et seguitassimo andar avanti, ma trovassimo impedimento di gente che n’era andato all’avantazzo et si ritirassimo in un forte in un bosco sopra la strada, havendo prima quelli doi gioveni che conducevano il vecchio lasciatelo, che furono Zanetto Lima et il Ferrarino, che poi il Zanone li voleva amazzare perché non havevano ammazzato detto vecchio.
Et ivi fatti forti tra gli arbori et la terra; et quando si cominciorno [……] gienti, allhora Zanone et noi altri incominciassimo a tirar delle archibugiate et imediate restò morto un vecchio da Tignale che haveva solo un ferro da segar et venne a cader là arente quel luoco dove erimo fortificati. Et credo lo ammazzasse il Zanone o il Lima.
Et così si combatè un pezzo et restò morto Giulio Bergomo nostro compagno et poi quelli da Tignale fabricorno sopra un carro certi ripari et quello condussero arente il nostro forte, stando loro nascosi et tirandone delle archibugiate, sicché fossimo necessitati a dare alla fuga et nella fuga io fui ferito, Zanetto restò morto et da lì a puoco in certa valle restò anco morto il Zanone, il Furlano et il Ferrarino. Et poi fossimo condotti fuori dalli huomini di detti communi.
Se tutti essi si sparassero li loro archibusi contra quelli huomini del commune.
Signor sì che sbarassimo tutti, ma io sbarai una volta sola, perché una pietra che mi fu gietata dalli avversarii colpì su il cane del mio archibuso et me lo tolse talmente che non terminava più su il fogone et io fatto forza per drizzarlo si ruppe et mi restò in mano.
E’ stato gran delitto il tuo ad accompagnarte con banditi, seguitandoli e spalegiandoli in questi paesi contro il tenor delle loro sentenze et molto più in esser con loro andati a voler danari alle case d’altri, come facesti alla casa di Zuane Cavallier et a condur via esso Zuane Cavallier per haver di necessità ad estorquer dalle sue mani quella summa de danari che hai detto. Che questi sono eccessi capitalissimi, havendo insiem cagionato l’accidentespaventoso che seguì della morte di tanti, nel qual tu anco ardisti di sbarar contra quelli huonini de communi che si erano messi legitimamente all’estirpatione de banditi. però doverai render conto di tutte queste tue colpe, degne di severissimo castigo.
Quanto all’esser stato con loro et accompagnarli in questi paesi essendo banditi non lo posso negare, ma quanto all’andar alla casa di quel Zuane vecchio, non ne sapevo niente che li volessero dimandar danari et quando glieli dimandò credevo che li fosse creditore, ma io sentendo la summa di seicento cecchini che li dimandava allhora si che cominciai a sentir male di fatti suoi, perché questa era summa che non poteva persuadermi che lui ne fosse creditore.
Et perché accompagnar quel vecchio insieme con altri banditi conducendolo via, poiché hai detto Gianone era avanti et noi altri tutti di dietro a esso vecchio, qual poi doppo haverlo condotto per buon pezzo lontano dalla villa li convenne lasciar per il concorso delle persone delli communi.
Quando fossimo inanti un miglio in circa fuori di Tignale incontrassimo uno che intesi da Zanone esser parente di quel vecchio, al quale esso Zanone disse: ‘Tu sai quel che si vuole a riscatar quest’huomo, non si vuol altro che danari’. Al che rispose quel parente del vecchio che haverebbe fatto quello che fosse possibile. Et io doppo passato via esso parente dissi a Gianone: ‘Come signor Zuane che cosa è questa che voi fatte fare et che cosa volete che vi dia questo vecchio’. Che a me, a dir il vero, mi pareva anco un povero huomo. Et egli mi rispose orgogliosamente: ‘Che sai tu, tasi et vien con noi’. Et io non dissi altro et lo seguitai per paura che non mi ammazzasse o facesse ammazzar et poi seguì quanto ho detto.
Se li sia poi venuto a mente come si chiami quel che venne da Gargnano et che fu mandato a chiamare dal Zanone mentre era a Moniga per quel vecchio dove erano alloggiati.
Mi fu detto da Zuane Lima che quello che venne da Gargnano a levar detto Zanone et noi altri a Moniga et ne condusse insieme con un altro che era con lui a Gargnano, che era nepote di Zanone, il qual dissero haveva preso moglie et haveva havuto una buona dote.
Dell’effige, statura et vestimenti di detto giovene.
Era un giovene grande, con un puoco di barbetta negra, vestito di canevella gialla striezzata, guarnita di sacolette verde di setta a taglio per taglio, qual haveva il terzaruolo.
Chi fusse quell’altro che venne in compagnia di detto giovene a levar il Zanone.
Fu un giovenetto sbarbato di mia statura picolotto che chiarlava assai, che anco lui consoceva il Gianone.
Se il detto nepote di Zanone invitasse il barba ad alloggiare da lui.
Signor no che io sentessi, ma ben ritrovò duoi mattarazzi da dormir che tolse in casa sua e li portò sotto sportego nella sua casa che era duoi hore in circa et mangiassimo alcuni peri et bevessimo dell’aqua.
Che arme haveva quell’altro giovene che era nepote del Zanone.
Haveva il pistolese.
In che terra fosse quell’hostaria dove mangiorno quella mattina et dove tolssero anco da mangiare per portar seco.
Non so che terra fosse, ma in quell’hostaria facevano grossa provigione di panizza et da mangiar perché dicevano che aspettavano gran quantità di giente che andava alla devotione della Madona.
Del nome di detto hosto.
Non lo so.
Della statura et ettà fosse detto hosto.
Era di statura commune et haveva duoi figlioli o garzoni grandi.
Quibus habitis iussum fuit reconduci ad locum suum.
* 11. Girolamo Gasparino di Maderno consegna la pistola di Zanzanù (2 settembre 1617)
Di Girolamo Gasperini (o Gasparino) avremo occasione di parlare; così come di quella pistola che si trovava nelle sue mani e che quasi certamente è quella che nel dipinto è ancora impugnata dalla mano esanime di Zanzanù.
La ‘comparsa’ di Girolamo Gasparino venne registrata in questo punto del fascicolo, anche se, come si può costatare, segue cronologicamente sia l’inchiesta avviata dal Provveditore di Salò, che il processo istruito su inziativa delle due comunità per ottenere i premi e i benefici richiesti per l’uccsione dei banditi.
Adì sabato due settembre 1617
Comparse avanti l’illustrissimo signor Provveditor et Capitano d. Girolamo Gasparino di Maderno et presentò una pistola, qual disse era quella che fu ritrovata a Zuane Zanon bandito nel tempo della sua morte, toltagli da Antonio figliolo quondam Franceschino da Aer commune di Tignale. Et là nel fatto sudetto datta al sudetto comparente. La qual pistola restò appresso sua signoria illustrissima.
* 12. Denunce del barbiere di Tignale Francesco Colosini (18 agosto 1617)
Consoli, barbieri (sorta di medici) e chirurghi avevano l’obbligo di denunciare le ferite e le morti riscontrate nella comunità.
Molto eccelentissimo signor giudice del Malefficio di Salò
Denontio a sua signoria molto eccelentissima sicome io ho medicato messer Andrea ditto il Barato da Prebioni del commun di Tignale, il quale ha una archibusata nella gamba senistra tra li doi fucilli dell’osso appresso al zenochio, di tre diti per traverso, la quale passa dall’altra parte, la quale è di pericolo.
Di Gardola dì 18 agosto 1617
Di sua signoria molto eccelentissima
Francesco Colosini barbiero in Tignale
tutto di sua signoria molto eccelentissima.
Molto eccelentissimo signor giudice del Malefficio di Salò
Denontio a sua signoria molto eccelentissima sicome io ho medicato messer Alovise Dal Lago, habita a Oldese, sul comun de Tignale, il quale ha un’archebugiata nella culata senistra et viene fuora nella panza appresso l’ombelicolo et viene fuora il reticello, la quale è con pericolo.
Poi un’altra archebugiata di sotto il brazzo senistro, la quale non passa fuora et li è dentro la balla, la quale ancora quella è con pericolo.
Di Tignale. Adì 18 agosto 1617. Tutte tre denontie nel detto giorno.
Item poi denontio a sua signoria molto eccelentissima sicome io ho medicato Giacomo quondam Giacomi da Prebion ditto il Chiappo [capo?], il quale ha una ferita d’archibusata nella tempia sinistra, la quale la balla li è restata nella testa, la quale è con pericolo.
Item poi denontio a sua signoria molto eccelentissima sicome io ho medicato messer Giovan Battista di Roncetti, nodaro di Tignale, il quale ha un’archibusata nel brazzo destro, a mezo la quale passa dall’altra parte, la quale è con pericolo.
Un’altra archibusata nella mano senistra con doi rotture et anco quella li è qualche sospetto.
Di sua signoria molto eccelentissima
Francesco Colosini barbiero in Tignale tutto suo humilissimo servitore.
- 13. L’inchiesta del Provveditore di Salò
A distanza di pochi giorni dalla richiesta delle due comunità, il provveditore Giustiniano Badoer ritenne opportuno inviare il proprio giudice del Maleficio a Tignale per indagare sulle numerose uccisioni avvenute tra gli uomini che il 17 agosto si erano scagliati contro i banditi. Erano morti sospette, così come sembrano suggerire le domande del giudice del Maleficio; comunque strane, tanto da suggerire che qualcuno tra gli attaccanti in realtà avesse prestato soccorso ai banditi assediati. L’indagine si concluse senza alcun risultato, se non quello di attestare il valore dei banditi, ma suggerisce la percezione delle autorità nei confronti del contesto locale e degli agganci che poteva offrire a Zanzanù. Emergono comunque alcuni aspetti indiscutibilmente interessanti: la durezza dello scontro; la furia quasi indescrivibile, degli attaccanti; l’appropriazione da parte di quest’ultimi delle armi e dei vestiti dei banditi uccisi (quasi una sorta di antropofagia simbolica); la ritrosia nell’indicare l’uccisore di Zanzanù (chiaramente descritto nell’ex-voto).
13.1 Interrogatorio di Giovan Battista Roncetto
13.2 Interrogatorio della madre di Giacomo quondam Giacomin da Prebion detto il Capo
13.3 Interrogatorio di Battista Comin
13.4 Interrogatorio di Bartolomio Cavalliero, vicario della comunità di Tignale
13.5 Interrogatorio di Armelina moglie di Zan Antonio Roncetto
13.6 Interrogatorio di Zan Maria Dal Lago
13.7 Interrogatorio di Lena moglie di Andrea Antoniazzo detto il Baratto
13.8 Interrogatorio di Zan Giacomo figlio del quondam Andrea Coloso
13.9 Interrogatorio di Agnolino di Zuan Pase
13.10 Interrogatorio di Mathe quondam Zan Giaomo Dell’Avanzo
13.11 Interrogatorio di Domenego di Berardo Cerci
13.12 Interrogatorio di Antonio Bertolaso
* 13.1 Interrogatorio di Giovan Battista Roncetto
Giovan Battista Roncetto era il notaio della comunità. L’impressione è che tra i morti della comunità di Tignale siano soprattutto i capi. Perché erano coloro che guidavano l’attacco e più intendevano chiudere i conti con Zanzanù?
Die iovis 24 augusti 1617
Nella terra di Gardola di Tignale in casa dell’oltrascritto messer Zan Battista Roncetto, ove conferitosi l’eccelentissimo signor Lorenzo Lancetta con mi Francesco Comello coadiutore, tolto con noi Andrea Molinari officiale, il quale fu ritrovato in una camera giacente in letto.
Perché così stia in letto giacente.
Perchè sono stato ferito nei brazzi et nelle mani d’archibugiata, cioè due nella mano stanca et due nel brazzo dritto, una delle quali passa da una parte all’altra et l’altra vi è dentro la balla entrata ma non uscita.
Quando, da chi et in che luoco sii stato ferito.
Io fui ferito da Zuane Zanon bandito perché nell’andarli dietro, quando fu ammazzato quel vecchio detto il Coloso, rincrescendomi io, volsi andare ad agiutarlo et egli mi sbarò et mi ferì nel modo che ho detto. Dicens: quando furono fatti levar fuori dal luogo ove erano trincerati li banditi per mezzo del carro io ero dalla parte di sotto et veneva a quella volta per imboscarsi ivi et vedendomi io in piedi mi sbarò come ho detto et mi ferì.
Che arme havesse detto Zuane.
Io non gli viddi altre arme che l’archibugio longo et una pistola et di poi, essendo ferito, nè potendomi allhora far stagnar il sangue, fui sforzato venirmi a casa.
Quibus habitis, etc.
13.2 Interrogatorio della madre di Giacomo quondam Giacomin da Prebion detto il Capo
Adì detto, nella terra di Prebion, ove conferitosi il predetto eccelentissimo signor Lorenzo Lancetta, con me coadiutore per la visione del cadavere dell’infrascritto Giacomo. Qual essendo stato sepolto fu domenica prossima passata et perciò essendo fetente non si puotè veder altro, ma constituita d. Zuana madre del predetto Giacomo.
Chi sia stato l’interfettore di detto suo figliolo.
Io non so cosa alcun, ma la sera che corsero dietro alli banditi, mi fu detto che era stato ferito et andata la mattina a Gardola a trovarlo et farlo portar a casa nostra non ha mai detto parolla.
A chi si dia la colpa.
Non so altro, ma si dice che sono stati li banditi.
Et fattogli molte altre interrogationi, rispose:
Non saper altro.
Quibus habitis, etc.
13.3 Interrogatorio di Battista Comin
Item constituito Battista Comin fratello dell’oltrascritto Giacomo.
Quando fu ammazzato detto suo fratello.
Fu ferito quando furono ammazzati li banditi et morse il sabato di notte venendo la domenica.
Da chi sia stato ammazzato.
Si dice che sono stati li banditi, perché essendo lui appresso il carro gli venne un’archibugiata mentre volesse metter fuora la testa.
Se egli fusse a quella fattione.
Signor sì che vi era, ma non era nel luoco ove era mio fratello. Dicens anci che mio fratello poveretto ha perso le sue arme, ciouè un archibugio da ruota et uno moschetto che lui adoperava et non si ha mai potuto havere, nè meno habbiamo potuto sapere chi l’habbi havuto.
Quibus habitis. etc.
Se sospetti sopra alcuno che con quell’occasione l’havesse ferito.
Non ho sospetto sopra alcuno che habbiamo tutti per amici.
Et haec, etc.
13.4 Interrogatorio di Bartolomio Cavalliero, vicario della comunità di Tignale
La testimonianza di Bortolamio Cavalliero, vicario di Tignale è ricca di spunti e di informazioni; tra l’altro accenna ai capi della comunità che hanno condotto l’attacco:
Adì giovedì 24 agosto 1617
Nella terra di Gardula, nell’hostaria di Bernardino Dusetto, ove conferitosi l’eccelentissimo signor Lorenzo Lancetta in luoco etc., insieme con me Francesco Comello nodaro et coadiutore et ivi fatto venire messer Bartolomio Cavallaro vicario del comun de Tignale, al qual fu detto:
Sono state portate nell’officio criminale di Salò cinque denontie di huomini feriti a morte et ho anco presentito che sono morti, nè però appare alcuna denontia che voi come vicario et capo di questo commune habbiate presentata, come sete obligato, della loro morte. Però vi ha qui fatto chiamare la giustitia, la quale vol sapere da voi se sono vivi e morti li infrascritti, cioé:
Andrea detto il Baratto
Alovise Dal Lago
Giacomo quondam Giacomin da Prebion ditto il Capo
Gasper del quondam Domenego Dall’Ho
Messer Giovan Battista Roncetto.
Io ho dato denontia della morte del Coloso et del Brochetta et ho anco datto notitia sicome erano feriti Andrea Busato, Alovise Dal Lago et Giacomo Gramolo, quali anco sono morti.
Quanto tempo è che sono morti li sudetti tre?
Alovise morse quando io ero a Salò, che furono condotti a Salò li cadaveri delli banditi et anco Andrea Antonietto morse, detto il Baratto, sicome anco Giacomo Gramolo da Prebion.
Perché non denontiarli se sono morti?
Perchè già haveva detto a Salò che erano feriti a morte et che sariano morti.
Questo non basta: havete mancato anco la sua morte, acciò la giustitia possa haver suo luogo.
La cosa è così; non so che farvi.
E’ anco ferito a morte messer Zan Battista Roncetto nodaro, nondimeno ne anco di questa è stato datto denontia.
Anco questo l’ho raccomandato a Salò.
Se si sa che realmente siano stati quelli che habbino ammazzati li sudetti?
Furono li banditi, per quanto si è inteso da quelli che vi era al fatto, perché il Coloso fu morto che veniva giù per un sentiero, Andrea Barato fu morto gli arivorno adosso col carro nel scampare et gli altri furono feriti sul carro come fu il Gramolo et il Brochetta fu morto da Zuane Zanon all’ultima scaramuccia.
Chi abbi havuto le arme, vestimenti et danari delli sudetti banditi?
Non ho sentito altro se non che furono spogliati quando furono portati su la casa del commune.
Chi siano stati quelli che li hanno spogliati?
Quelli che gli hanno fatto la guardia.
Chi gli ha fatto la guardia?
Li capi, cioè Bastian Paresino et Tone Ton, quali hanno commandato li soldati a fargli la guardia et ivi sono stati spogliati delli loro drappi.
La giustitia vol sapere dove siano le arme et altre bagaglie dalli huomini del sudetto commune, come voi ditte, non si trovando tocca a voi a far quella inquisitione che ricerca, per far che la giustitia habbi il suo contento.
Io ho fatto far la grida et non mancarò di fare ogni possibile per saper ove sono.
13.5 Interrogatorio di Armelina moglie di Zan Antonio Roncetto
Fatto venire Armelina moglie di Zan Antonio Roncetto di Oldes, cognominato Brochetta:
In che modo sia seguita la morte di suo marito?
Se ne è andato sano et di buona voglia et me l’hanno portato morto.
Chi siano stati li interfettori di suo marito?
Non so altro se non che mi dissero che furono li banditi in quel conflitto che fu fatto ove restorno poi morti.
Se sa che la morte di suo marito possa haver causa da altro che per causa delli banditi sudetti?
Signor no, non haveva inimicitia nessuna il poveretto. Dicens: gli fu anco tolto il suo archobuso et un fiochello et l’archibuso era da ruota, che era puoco che l’haveva comperato.
Interrogata rispose: Non so signor che non so chi habbia havuto le robbe di mio marito.
Quando morse esso suo marito?
Morse quel giorno che furono ammazzati li banditi.
Se sappi chi habbi havuto detto archisuso et robba?
Non so niente.
Quibus habitis, etc.
* 13.6 Interrogatorio di Zan Maria Dal Lago
Fatto venir messer Zan Maria Dal lago, fratello del quondam messer Alvise, come di sopra interfetto et constituito.
Se sa come sia seguita la morte del quondam messer Alovise suo fratello?
La cosa fu che essendo fugito Zuane con li duoi compagni fugiti dalla prima baruffola, volendo anco mio fratello sbarargli, sentii una voce che disse: ‘Guarda, guarda’. Et poi anco a dire che l’havevano chiappato. Et andato là trovete che era mio fratello. Et così sta il fatto.
Se detto suo fratello havesse inimicitia con alcuno?
Signor no, che io sappia.
Se si possa ascrivere la morte di suo fratello ad altri che alli banditi?
Di questo non so cosa alcuna, nè meno portava a me. Et haec, etc.
Se la giustitia venesse in cognitione che fussero stati quelli che hanno ammazzato suo fratello, haverà a caro che siano castigati?
Di questo non voglio saper altro. Et haec, etc.
13.7 Interrogatorio di Lena moglie di Andrea Antoniazzo detto il Baratto
Adì detto.
Nella terra di Prebion di Tignale, ove etc; in casa dell’infrascritto Andrea, ove constituita donna Lena, moglie di Andrea Antoniazzo detto il Baratto.
In che luoco sia stato ucciso suo marito?
Andò fuori di casa et si dice che fu ammazzato là in quel luoco ove furono ammazzati li banditi, ove era andato a portar della monitione alli soldati.
Che sia stato l’interfettore?
Esso mio marito disse che al creder suo era stato il Zuane Zanon.
Dicendo interrogata: Morse la domenica, overo il sabato venendo la domenica. Dicens: Et se ben fu ferito in una gamba, gli venne però la costa grossa come è una quarta; et era vecchio di ottanta anni. Et haec, etc.
* 13.8 Interrogatorio di Zan Giacomo figlio del quondam Andrea Coloso
Da questa testimonianza emerge come Antonio di Franceschino Bertolaso (detto Ton) da Aer fosse stato uno dei protagonisti principali dello scontro alle Monible:
Adì detto, nel luoco di Gardola.
Fatto venire et constituito Zan Giacomo figlio quondam Coloso de Andrea de Aer, comun di Tignale.
Chi sia stato l’interfettore di suo padre?
Mi è stato detto che è stato Zuane Zanon et l’ha morto là nel luoco delle Visine.
Da chi ciò habbi inteso?
L’ho inteso in quello che è stato menato vivo a Salò et anco da Agnolino Haron, qui di Gardola.
Avertite a dir il vero, perché si ha qualche sospetto che non sia stato ammazzato da altri.
Non sono stati altri che li banditi, perché non havevimo inimicitia di sorte alcuna.
Se sa che alcuno habbi havuto arme e archibusi?
Io ho veduto un archibugio a quello da Plover che ha nome Domenego quondam Bernardo Cerci et haveva il centuron et la fiasca.
Che archibugio sia quello, che lo descriva.
Quello era un bel archibugio longo, qual vidde anchora Bernardino Monaro, che sta qui in Gardola. Et ha detto che quell’arcobugio era suo una volta.
Se sa che altri habbia havuto altre arme?
Non so d’altro se non di una pistola che un mio cugino tolse di mano a Zuane, quale poi diede a messer Gierolimo Gasparino.
Se egli fusse presente quando suo cugino tolse la pistola di mano a Zuane?
L’ho inteso dal Mondina et dal capo d’Aer Zuan de Marcolino.
Del nome del detto suo cugino?
Ha nome Antonio de Franceschino Bertolasio di Aer.
Quibus habitis, etc.
13.9 Interrogatorio di Agnolino di Zuan Pase
La testimonianza di Agnolino di Zuan Pase è di estremo interesse: partecipò anche lui allo scontro finale nella Valletta delle Monible:
Adì 24 agosto 1617
Nella terra di Tignale, ove conferitosi l’eccelentissimo signor Lorenzo Lancetta in luoco etc, insieme con me Francesco Comello coadiutore, tolto con noi Andrea Molinari officiale, in casa dell’infrascritto Agnolino di Zuan Pase, qual fu detto dal consule esser stato ferito d’archibugiata. Qual consitutito:
Se sia vero che sia stato ferito da alcuno d’archibugiata?
Signor sì che fui ferito.
Quando, da chi et in che luoco?
Io fui ferito in una coscia, ma però puoco, così in fugire. Et mostrò una cicatrice nella coscia sinistra fatta da balla per quanto si dice. Et fui ferito dalli banditi, ciouè da uno di essi tre, ciouè o da Zuane o dal Ferrarino o Forlanino, perché quando fui appresso che io fui delli primi a essergli adosso et tutti tre sbarorno a una volta.
Chi fussero li altri primi a essergli adosso?
Vi era un Tone da Aer et un Ferraro, che gli sopragiunse dell’altra giente assai, ma non mi ricordo. Et dicto: Tone da Aere habbi lui la pistola, qual mi è stato detto che è a Salò.
Chi altri habbi havuto arme delli banditi?
Ha havuto uno archibugio Domenego figliolo di Bernardo Cerci di questa terra di Plover; d’altri non mi raccordo che habbino havuto. Dicens: Vi erano tanti che chiapavano, che io non tolsi altro che una cortella et un cortello, mostrando un certo cortello che ha il manico di ferro. Dicens: Un Martino della Cremona da Olzano, sta a Gardola, hebbe le braghesse di quel ferito et il guipone.
Se sa che altri habbi havuto altro?
Ho inteso che il nepote dell’arciprete ha havuto danari da otto ducatoni et l’officiale della Madonna et li Agnus; et uno da Gargnano, figliolo del Pavolino da Gargnano ha havuto un borselino con un ducatone. Et haec, etc.
Quibus habitis, etc.
* 13.10 Interrogatorio di Mathe quondam Zan Giaomo Dell’Avanzo
Adì detto.
Nella terra di Gardola alla presenza etc., nell’hosteria di Bernardino Dusetto, ove fatto venire Mathe quondam Zan Giacomo Dell’Avanzo della detta terra di Gardula et constituito.
Gli fu detto: se si sia ritrovato al fatto della morte di Zuane Zanon et compagni banditi?
Signor sì, anci che io fui ferito un puoco in un brazzo con un quadretto così in pelle.
Chi altri fossero feriti?
Io non so d’altri che di quelli che sono morti. Vi fu un Zan Antonio Brochetta della terra di Oldes et mastro Alovise Dal Lago di detto luoco, due da Prebion, cioè barba Andrea Baratto et Giacomo Gramolo et uno chiamato Colos.
Da chi siano stati ammazzati li sudetti?
Sono stati ammazzati tutti dalli banditi, perché furono da essi sbarate quantità grande de archibugiate, ma io non vidi ad ammazzar mastro Alvise Dal Lago, anci che essendo io sopra un posto, viddi a tirargli et lo avisai gridando: ‘tireve a basso, tireve a basso’. Ma non puotè così presto che fu colto in un fianco et gli uscivan l’interiora.
Delli altri?
Non so di altri di veduta, ma bisogna che siano stati li banditi, perché anco fu veduto in mezo loro morto quel Barba Coloso, che l’havevano lì appresso loro tutto fiocazzato con ferite terribili. Et questo, per quanto si dice, fu da loro ammazzato la mattina che veniva da segare et haveva la ranza a spalle.
Se fusse presente alla morte di Zuane Zanon et compagni?
Signor sì che vi fui.
Chi fussero li primi ad andar adosso alli detti banditi?
A dirvi il vero io non so perché vi erano tanti, che non li saprei esprimere.
Dicens: Quando fu ammazzato il figliolo del Lima fui io anco di quelli che gli sbarò et ero di compagnia de Zuan del Castel di Aer et erimo sopra il carro all’avantaggio. Et quando furono sboscati dal carro sbarai al figliolo del Lima, havendogli voluto sbarar detto capo, ma gli falò l’archobugio et la gionta del carro et la fuga, in tutto un tempo et così rimasero tre di loro in terra et gli corressimo allhora adosso.
Chi corresse adosso a detti banditi et chi havesse le sue robbe?
A dirvi il vero io hebbi un puoco di pestoesetto et mastro Alovise haveva havuto due centuroni, ma però non so che ne sia seguito attesa la morte di detto mastro Alvise.
Chi habbia poi havuto li archibugi et altre tattare?
Di questo non lo so, perché vi era tanta gente che tirava a una banda et chi all’altra.
Se nascesse contesa alcuna tra quella gente per causa di haver quelle robbe?
Signor no, niente, nè quando furono morti li tre primi, nè meno li altri tre ultimi.
Dicens: Essendo a Gargnano sentii uno del Monte Gargnano che disse che haveva havuto la fiasca del Zuane et che haveva pesata la polvere che vi era dentro, che era quasi tredeci oncie et anco un Martino Cremon ha havuto un centurone.
Se sa o habbi inteso che habbi havuto li loro archibusi et vestimenti?
Nol so signor che habbi havuto, nè archibusi, nè vestimenti.
Se sa che havessero danari et chi li habbi havuti?
Di questo non so niente.
Quibus habitis, etc.
* 13.11 Interrogatorio di Domenego di Berardo Cerci
Fatto anco venire Domenego di Berado Cerci della terra di Plover, al qual fu fatto comandamento che dovesse consignare in mano della giustitia ad ogni sua richiesta o consule di Prebion per darli poi alla giustitia ad ogni sua richiesta. Il che essendo da lui stato essequito et havendo egli consignato un archibugio da ruota longo, fu interrogato:
Dove et quando habbi havuto questo archibugio?
Io l’hebbi quel giorno che furono uccisi li banditi et lo tolsi nel passare appresso li primi che furono morti, che era appresso un di loro.
Chi fusse di sua compagnia?
Era meco Andrea Caffarino da Oldes.
Se detto Andrea havesse cosa alcuna?
Non so certo, perché io mi partei et lo lasciai ivi.
Avertite a consignar tutto quello che havete havuto, non essendo conveniente che alcuno s’usurpi le robbe di questi, nè meno è verisimile che quell’archibugio fusse di quelli banditi.
Se io ho havuto altro che detto archibugio et una fiasca rotta Dio mi castighi.
Quibus habitis, etc.
Dicens interrogatus:
Si dice che il nepote di monsignor arciprete di Tignale habbi havuto non so che piastre non so d’argento o d’oro. Dicens: Si dice anco che uno di Gargnano che si cognomina il Tegazzo ha havuto un archibugio, ma non so però come si chiami.
Et haec, etc.
* 13.12 Interrogatorio di Antonio Bertolaso
Antonio Bertolaso da Aer fu uno dei protagonisti principali dello scontro del 17 agosto 1617: molti testimoni lo indicano come colui che strappò dalle mani di Zanzanù la sua pistola:
Fatto venir messer Antonio figlio quondam Franceschin Bertolaso di Aer commun di Tignale et constituito fu interrogato:
Se egli si sia ritrovato alla morte di Zuane Zanon et compagni?
Signor sì, che son stato al principio et fine di detta fattione.
Chi fossero li primi de’ banditi ad essere ammazzati?
Nel primo assalto che fu fatto nel luoco delle Visine vi furono ammazzati quel forestiero detto il Feral et il Lima; et ferito quello che è stato condotto a Salò prigione. Et nel secondo assalto nella valle de Monible vi rimasero Zuane, il Forlanino et il Ferarino.
Se nel primo luoco ove furono morti li primi tre egli vi andasse?
Signor no, perché io ero ad un posto che non li potevo vedere se non venivano all’ingiù per la strada maestra, ma quando furono suceduti col carro voltorno giù per un sentiero et noi se gli aviassimo dietro in seguitarli, sentendo dire che andavano in giù per detto sentiero. Et essendo poi arrivati nella valle di Monible si missero con sassi, ove poi furono morti.
Chi pigliasse li detti tre banditi delle arme et drappi?
Io non so d’altro che di una pistola che io tolsi di mano al Forlanello, al quale anco diedi una botta con il fiochello, havendomi egli sbarata detta pistola, che la balla mi passò fra le gambe, la qual doppoi diedi a messer Gierolimo Gasparino mio cugino, con animo però che fusse presentata alla giustitia; di altre arme non so perché immediate gli furono adosso quelli da Gargnano, che erano allora sopragiunti et furono spogliati, che non so ove andassero le arme, nè altre sue cose, salvo che venerdì passato, quando furono condotti li corpi di quelli banditi a Gargnano et di lì a Salò, quando giungessimo sopra santo Giacomo, ivi nella strada trovai sentato un figliolo che dissero esser del Salamonino, qual haveva una fiasca grande da polvere, il tasco con la centura, et disse: ‘Questa è la fiasca che era di Zuane’. Et altri che erano ivi dissero: ‘L’è vero’. E quello et ciò fu detto alla presenza di Donà Cerela che fa beccaria a Gargnano et di messer Pavolo Turella; dicens: Vi erano anco vinticinque altre persone et disse anco che non gli haveva trovate balle in detti taschi, ma se ben nei fiaschini delle calce [via] sedeci balle. Non so però chi altri habbia havuto cosa alcuna.
Quibus habitis, etc.
* 14. Il Provveditore di Salò ordina che Pietro Gardoncino sia condotto alla sua presenza (10 settembre 1617)
Adì dieci settembrio 1617
Estratto di prigione et condotto alla presenza dell’illustrissimo signor Proveditor et Capitano il soprascritto Pietro Gardoncino, gli fu detto: ‘Intendendo la giustitia di venire all’espeditione della tua persona, ti ha fatto condur qua acciò volendo introdur alcuna cosa in tua diffesa sappi di dover far nel termine de giorni sei, che così ti si intima, altramente, etc.
Andarò considerando a’ fatti miei, pregando vostra signoria illustrissima a farmi metter tra tanto in luogho che io possa parlar a chi doverà diffendermi.
Il che inteso l’illustrissimo signor Proveditor ordinò che fusse messo il giorno in una prigion sicura, ma al chiaro, dovendo poi la notte esser ritornato al suo luocho ordinario.
- Le due comunità di Tignale e Gargnano presentano la sentenza di bando pronunciata contro Giulio Bergamo e Pietro Gardoncino (15 settembre 1617)
* 15.1 Richiesta delle due comunità
Comparsero li intervenienti del commune di Tignale et Gargnano esponendo che il quondam Giulio Bergamo, morto come in processo in compagnia di Zuane Zanone, et Pietro Gardoncino de Incino di Val Trompia, però vivo nell’ammazzar detti banditi et consignato nelle forze della giustitia, sono banditi di terra et luogho dalli illustrissimi signori rettori di Brescia, come giudici delegati dall’eccelso Consiglio di dieci sotto il dì 24 luglio 1617, con pena capitale et Pietro di pena di anni dieci di galera, con taglia de lire 500 per cadauno, come nella sententia loro.
Perciò instano che detto Pietro sia castigato, così per essecutione della sententia, come anco essendo stato preso in fragranti, di che li detti communi pretendono havere li beneffici che dalle leggi gli sono concessi per li bandi, fratture de confini trapassati et delitto comesso nell’abdutione violentemente fatta da tutti li sudetti banditi della persona di Zuane Cavallaro da Tignale et sforzo fatto contro li detti communi con archibugiate et come meglio etc.
* 15.2 Sentenza dei rettori di Brescia del 24 luglio 1617
Le due comunità allegarono copia della sentenza di bando contro i due banditi:
Al nome di Dio
Noi Francesco Morosini Podestà et Francesco Diedo Capitano, per la Serenissima Signoria di Venetia rettori di Brescia e nel infrascritto caso coll’eccelentissima corte pretoria, giudici delegati dell’eccelentissimo Consiglio di dieci, coll’auttorità et rito di esso, sedendo in questo luogo e devenendo all’espeditione delli infrascritti rei, così dicemo, sententiemo et pronunciamo.
Giulio figliuolo de Gieronimo Ferai da Gardon et altri come ivi banditi et
Pietro Gardoncino d’Inzi
Contro li quali è stato formato processo per l’officio della cancelleria del Capitano, prima con l’auttorità ordinaria et puoi coll’auttorità e rito dell’eccelso Consiglio di dieci, in virtù delle ducali di 23 genaro e 19 aprile passati.
Perché siano stati così temerari et arditi li sodetti Giulio et N, che armati di archebuggi longhi e pistole, nonostante li loro bandi s’habbino fatto lecito in sprezzo delli ordini publici, la notte di 15 dicembre passato levar per forza et con mali modi Bertolin Moretti et Evangelista Pezor da Gardon, lavorenti da canne de archebuggio da guerra et condurli a lavorar di essa professione in stato alieno, come li è successo della persona di Evangelista, essendo fuggito dalle loro mani Bertolino, mentre fossero custoditi in una stalla nella terra di Inzi. Et ivi con complicità, agiuto et favore respettivamente delli sodetti N.N.N.N. e Piero, il qual nella sodetta occasione diede loro ricetto, commettendo le sodette cose scientemente, dolosamente, temerariamente, con sprezzo degli ordini sudetti contra la publica libertà, con tutti quelli altri mali modi e pessime qualità che più diffusamente nel processo si leggono.
Per il qual fatto retento il sudetto N. et proclamati li altri sono rimasti assenti, tolto il constituto di detto N. li è stato intimato anco le diffese secondo il rito del medesimo eccelso Consiglio, le quali havendo fatto molto rilevanti, dicemo che li sodetti
Giulio e
Piero et altri come ivi
Siano perpetuamente banditi di Brescia e di tutte le altre città, terre e luoghi terestri o maritimi della Serenissima Signoria, navigli armati e disarmati et dell’inclita città di Venetia e Dogado. E se in alcun tempo, rotti li confini, venirà nelle forze N., Giulio, N., e N., siano condotti al luogho solito della giustitia, ove sopra un’eminente forca siano impicati per la gola, si che morino. N e Piero siano mandati a servir sopra le galee de condannati per homo da remo per anni dieci per cadauno et in caso de inhabilità star debbano in prigione serrata per mesi sei e di nuovo ritorni al bando quante volte contrafarranno, con taglia alli captori de lire cinquecento per cadauno delli suoi beni se ne saranno, quali siano et s’intendino confiscati se non delli danari della serenissima Signoria deputati alle taglie, per abdutione violente de artefici in terre aliene et rottura de confini respettive, come in processo e nelle spese. N. stante le sue diffese sia relassato di prigione.
Il lunedì 24 luglio 1617, la sera, fu publicata l’antedetta sentenza come quivi.
(segue l’autenticazione della cancelleria di Brescia).
* 16. Nuovo interrogatorio di Pietro Gardoncino (15 settembre 1617)
Estratto di prigione et condotto alla presenza etc. il sudetto Pietro Gardoncino, li fu detto:
Essendosi stato dimandato nelli constituti precedenti se eri bandito, hai risposto sempre che non sapevi di esser bandito, ma hai da sapere che è stata presentata copia autentica d’un bando publicato contro di te et d’altri dal reggimento di Brescia, che te han spedito con l’auttorità et ritto dell’eccelso Consiglio de dieci sotto li 24 luglio prossimo passato. Qual bando è di tutte terre e luoghi del Serenissimo Dominio con pena de dieci anni di galera rompendo li confini et questo per haver prestato agiuto e favore a Giulio figliolo de Gieronimo Ferrai et altri che violentemente condussero in stato alieno lavorenti o artefici di canne d’arcobugi da guerra che lavoravano di quella professione in questo stato.
E’ vero che Giulio et altri condussero via doi, un Bertolino et un Evangelista, ma Bertolino li fugì, il che fu nel mese di dicembre prossimo passato, ma io non ghe ho però preso prestato nè agiuto, nè favore alcuno, nè manco posso credere che Bertolino che restò a casa per essere fugito dalle mani delli sudetti me habbi nominato per partecipe di quella operatione, perché non ghe ne so niente, anci che detto Bertolino mi fece dire da un suo cugnato detto Quaternot che non li so altro nome che non mi haverebbe nominato, al che io dissi che mi nominasse se poteva.
Perché non presentarti se eri innocente?
Io non ho mai saputo di esser proclamato, perché ero sul Piasentino ove andai alla Pasqua passata et per me voglio e posso ancora presentarmi se piacerà alla giustitia di Venetia admettermi.
Ti è stato intimato che faci le tue difese circa le altre imputationi postete nelli altri constituti, ma non si ha veduto cosa alcuna ancora, però ti si assegna ancora altri sei giorni a farle, accioché si possi venir all’espeditione della tua persona.
Ho inteso et il signor Cominello ha detto che ha ordinato la copia del processo, il quale, come haverà, andarò pensando alle mie difese.
Quibus habitis, etc.
Antonio Mario Zoia cancelliere pretorio sottoscrisse et sigillò
(segue autenticazione del Provveditore di Salò in merito alla persona dello Zoia e all’autenticità di tutti gli atti da lui trascritti nel fascicolo)
* 17. Capitoli presentati dalla comunità di Tignale (19 agosto 1617)
Come già si è detto, il fascicolo processuale per l’ottenimento delle voci era costruito in base a capitoli in cui il richiedente formulava i punti essenziali per acquisire quanto pretendeva:
Adì 19 agosto 1617
Presentati per d. Bartholomio Cavallaro, vicario del comun di Tignale, instando, etc.
Li intervenienti del comun di Tignale, per comprobation delle loro raggioni et della verità del fatto seguito nella morte di Zuane Zanon et compagni fanno et producono gli infrascritti capitoli, quali etc., non astringendosi etc.
Primo. Che la verità fu et è che il dì de zobia 17 instante nel levar del sole Zuane Zanon, insieme con li suoi compagni Zane Zanon [sic] nominati uno Tomaso detto il Ferrarino, Bortolameo Forlano, Zuane Zanon figliolo di Zan Francesco detto il Lima et nepote del detto Zuanon, Giulio Bergamo de Valtrompia, morti et retenti, andorno alla casa di messer Bartolomeo Cavallaro vicario di Tignale, la quale è nella terra di Gardola, principal terra di Tignale et menorno via di essa casa messer Zuane Cavallaro fratello del predetto messer Bartolomeo. Etc.
Secondo. Che subito mettendosi a cridar le donne, fu suonato campana a martello et unitosi tutti li capi de’ soldati che si attrovavano in detto comune, fecero ridure i suoi soldati et seguirno essi banditi, sparandogli dietro delle buone archibusate, facendoli lasciare il detto messer Zuane et pro ut etc. Etc.
Terzo. Che lasciato che fu esso messer Zuane Cavallaro, essi banditi furono circondati in un monte chiamato contrata della Visini dalli predetti capi et soldati solamente del comun de Tignale et sparate archibugiate in quantità contra essi banditi, qual ancora sparavano et ne fu visto uno di loro cascar a terra morto. Etc.
Quinto (1). Che fu seguitato a sparar dalli predetti capi et soldati di Tignale fino alle vinti un hora in circa, avanti che arrivasse gente di altri comuni. Etc.
Sesto . Che vedendo essi di Tignale che li predetti banditi erano fortificati di pietre et toppe di terra, talmente che non potevano essere battuti, si risolsero di far accommodar un carro con usci et legnami et sotto quello andar verso essi banditi, sempre sparando archibusate. Et quando furono appresso al forte che havevano fatto ne furono ritrovati doi di essi banditi morti et un ferito, qual è stato presentato alla giustitia. Et in quell’istante si trovò morto ancora uno di esso commune di Tignale, chiamato il Coloso et un altro detto Giacomo gramolo, capo della terra di Prabion, comun predetto. Etc.
Settimo. Che li tre altri banditi vivi si missero a fuggire et furono seguitati fino a una valle chiamata Monible, dove restorno morti tutti trei. Et pro ut etc.
Ottavo. Che nel conflitto et abbattimento sudetto, oltra la morte delli sudetti Coloso et Garamola commun di Tignale, è morto anco Giovan Antonio Brochetta et molti altri feriti a morte di detto commune. Et pro ut, etc.
Nono. Che delle predette cose etc.
Decimo. Che li infrascritti banditi interfetti et retento sono Zuan Zanone de Beatris, Zuane figliolo quondam Zuan Francesco Beatrice detto il Lima, Tomaso detto il Ferrarino, Bortholamie Furlano, tutti di Gargnano e poi Giulio Bergomo de Valtrompia, Piero quondam Giovan Battista Gardoncino da Incino di Valtrompia.
1) Per errore: in realtà si tratta del quarto capitolo.
* 18. Testimoni esaminati sopra i capitoli presentati dalla comunità di Tignale (19 agosto 1617)
Come nel processo civile, il fascicolo istruito per l’ottenimento delle voci liberar bandito, si svolgeva ad istanza delle parti, anche se in tal caso non esisteva evidentemente una controparte. I testimoni erano presentati dalla parte interessata e il giudice procedeva alle escussioni basandosi su una serie di capitoli (cioè punti) che dovevano attestare l’identità dei banditi uccisi e che l’operazione fosse stata effettivamente compiuta dalla cosiddetta parte attrice. Le informazioni sono dunque spesso monocordi e unidirezionali, ma sempre comunque in grado di gettare luce su episodi che sembrano collocarsi assolutamente al di fuori della cosiddetta vita quotidiana.
Die 19 augusti 1617
L’illustrissimo signor Proveditor et capitano, visti li sudetti capitoli, quelli admessi et in quantum etc.
Testimoni essaminati sopra li antedetti capitoli a instantia del comun di Tignale.
INDICE DELLA SEZIONE
18.1 Testimonianza di Nicolò quondam Giacomo Bello
18.2 Testimonianza di Zuane di Bartolomeo Dal Bello
18.3 Testimonianza di Bernardo di Zan Maria Mondina
18.4.Testimonianza di Gioseffo Piloni
18.5 Testimonianza di Francesco Morano
18.6 Testimonianza di Bevegnuto Fontana
18.7 Testimonianza di Gioseffo Iorio
18.8 Testimonianza di Zorzi Cobello di Maderno
18.9 Testimonianza di Gierolamo Gasparini
18.10 Testimonianza di Claudio Fattor
18.11 Testimonianza di Zuane Corsetto
18.1 Testimonianza di Nicolò quondam Giacomo Bello
Da questa testimonianza sappiamo che Zanzanù scesce a Gardola alle prime luci dell’alba (nove ore, cioè circa le sei del mattino). Il combattimento si protrasse in località Visine sino quasi a sera.
Nicolò quondam Giacomo Bello da Tignale, testimonio prodotto per d. Lodovico Francino, citato per Andrea Molinari officiale, ammonito, essaminato, giurato et sopra li infrascritti capitolo interrogato depose come segue:
Sopra il primo capitolo essaminato rispose:
E’ vero che Zobbia passata 17 instante Zuane Zanone con li suoi compagni andò alla casa delli Cavallari in Gardola, terra principale del comun di Tignale, et menò via di detta casa messer Zuane Cavallaro fratello del vicario de Tignale et padrone di casa. Et era in circa le hore nove.
Sopra il secondo disse:
Quella matina istessa et nell’istessa hora, sentendo io sonare campana martello mi unii con li altri soldati che erano corsi et andassimo dietro a detti banditi con li nostri capi, sparandoli dietro delle archebusate, facendoli noi lasciare detto messer Zuane Cavalaro.
Sopra il terzo rispose:
Subito che fu lasciato detto Cavallaro, circondassimo in un monte nella contrada delli Visini detto Zanone et compagni, sparandoli delle archebusate et recevendone. Et nel detto sbarare fu detto esserne morto uno de detti banditi. Nel sbarro et serramento erimo noi soli del comun de Tignale senza agiuto d’altri.
Sopra il quinto rispose:
Io so che dall’hora che ne mettessimo a seguitare detti banditi et a serarli et sbararli insin allhora di vespro et anco più erimo noi soli del comun di Tignale et erimo senza agiuto d’altri comuni.
Sopra il sesto rispose:
E’ vero che vedendo detti di Tignale che li sudetti banditi erano fortificati, si risossimo di accomodar un carro con usci et porte, sotto il quale andorno avanti sbarrando archebusate et ricevendone. Nel detto sbarro fu trovato esser morti doi di detti banditi et un ferito, il quale è in prigione al presente et due anco morti nel detto instante uno di detto comune chiamato il Colos et un Giacomo Gramola ferito et mezo morto.
Sopra il settimo rispose:
E’ anche vero che li altri tre banditi restati vivi, fra quali vi era Zuane Zanone, il Ferarino et il Forlano, che io lo conosco, si misero a fugire et da noi seguitati in una valle detta Monible, dove tutti e tre furono morti.
Sopra l’ottavo rispose:
E’ anco vero che oltre li doi sudetti morti è restato anco morto Giovan Antonio Brocchetta et molti altri feriti. Si dice che morse anco hieri per la nova che ne è venuta mastro Alovise Dal Prà.
Sopra il decimo rispose:
Zuane Zanone, Zuan Francesco Beatris detto Lima, Tomaso detto Ferarino, Bartholameo Forlano, tutti da Gargnano io li conosco, perché li ho visti delle altre volte, sono questi morti. Quel retento poi m’ha detto che quell’altro morto è de Valtrompia, come è anco lui. Et haec, etc.
Ad generalia recte. Io li ho interesse che se li altri haveran qualcosa, ne pretendo anch’io tamen.
18.2 Testimonianza di Zuane di Bartolomeo Dal Bello
detto.
Zuane figliolo di messer Bartolomeo Del Bello, testimonio come avanti citato, ammonito, essaminato, giurato et interrogato sopra l’infrascritti capitoli, sopra quali depose come segue:
Sopra il primo essaminato rispose:
E’ vero che zobbia prossima passata 17 instante nel levar del sole Zuane Zanone con li suoi compagni, che erano al numero di sei andorno nella casa di messer Bartolomio Cavalaro vicario di Tignale, posta nella terra di Gardola et menorno via di detta casa messer Zuane fratello di messer Bortolamio.
Sopra il secondo rispose:
Subito che noi soldati sentessimo sonar campana martello coressimo con le nostre arme alla volta delli banditi, sparandoli delle archebusate et ricevendone, insin che li facessimo lasciare detto messer Zuane.
Sopra il terzo disse:
Signor sì che è vero che lasciato che fu esso Cavalaro essi banditi furon circondati dalli soldati et capi del comun di Tignale solamente, contro quali furono da essi soldati sbarate archibugiate in quantità et uno di detti banditi, colto da esse, fu veduto cascare morto et fu colto dalle prime archibugiate et ciò so perché anch’io fui et ero con il carro. Interrogato rispose: Fu il primo a cascar morto quello che si dice che era gentilhuomo di Valtrompia. Et haec, etc.
Sopra il quinto disse:
Signor sì che è vero che noi altri solamente da Tignale continuassimo fino quasi alle vinti un hora a sbarar delle archibugiate avanti che arivassero genti di altri comuni. Dicens: Io vi fui sempre et non viddi mai alcuno salvo che uno da Muslone che non so che sia. Et haec, etc.
Sopra il sesto disse:
E’ vero che vedendo noi di Tignale che li banditi predetti erano fortificati di pietre et toppe di terra talmente che non potevano essere offesi, si risolvessimo d’accomodar un carro con usci et legnami, sotto il quale andassimo contro essi banditi, parando detto carro verso loro, sbarando archibugiate et quando fussimo appresso li sudetti banditi et al forte che havevano fatto, ritrovassimo due di loro morti et uno ferito, quali furono quel di Valtrompia et il figliolo del Lima morti et il servitore di quello di Valtrompia ferito, che è stato poi anch’egli condotto in queste forze. Et allhora anco furono amazzati da essi banditi uno detto il Coloso, uno che si chiama il Brochetta et feriti a morte d’archibugiata Giacomo Gramolo de Prebion, capo in essa terra. Et questo so, perché anch’io ero sopra il carro. Et haec, etc.
Sopra il settimo rispose:
E’ parimente vero che li altri tre banditi che rimasero vivi si missero a fugire et furono seguiti tuti fino in una valle detta Monible, dove tutti tre restorno morti. Et haec, etc. Il che so perché anch’io gli andai dietro. Et haec, etc.
Sopra l’ottavo disse haver detto di sopra quello che sa,
et è vero che molti altri sono restati feriti, parte a morte, et parte non, et haec, etc.
Sopra il nono rispose:
Quelli di Gargnano io li conosco molto bene e sono questi che sono restati presentati alla giustitia et li ho conosciuti perché li ho veduti alcune volte in una montagna detta Roane, li altri due non so che siano, se non per udita. Et haec, etc.
Ad generalia dixit:
Sono anch’io del comun di Tignale et uno di quelli che ha perseguitato li sudetti banditi, come ho detto di sopra, tamen ho detto la verità. Et haec, etc.
18.3 Testimonianza di Bernardo di Zan Maria Mondina
Bernardo Mondina rivela con orgoglio nella sua testimonianza di essere stato colui che inventò lo stratagemma del carro tramite cui fu possibile snidare i banditi che si erano rifugiati in un anfratto in contrà Vicine. Aer è posto sopra Gardola e il Mondina con altri attese i banditi che stavano arrivando, costringendoli a lasciare il rapito. E’ in questa occasione che Zanzanù viene ferito ad un piede (come è raffigurato nell’ex-voto).
Bernardo figliolo di Zan Maria Mondina della terra di Aer del comun di Tignale, testimonio come sopra…
Sopra il primo capitolo essaminato disse:
Io non fui presente quando il capitolato Zanone et compagni andorno alla casa delli Cavaleri et perciò non so come la sii se non per udita. E’ ben vero che io viddi detto messer Zuane Cavalaro condur via, perché quando sentei il botto di campana martello dimandai che cosa vi era et essendomi detto che li banditi menavano via messer Zuane Cavalaro, subito datto delle mani alli archibusi andai all’avantaggio in compagnia di uno de Brontenego et di uno che si chiama il Casolino. Et vedendoli venire, appoggiati li archibugi a un muro, gli sbarassimo dell’archibugiate et allhora detto Cavalaro gli fuggì et havendone ricercati chi erano stati quelli che havevano sbarate quelle archibugiate, noi gli respondessimo che erimo stati noi et allhora esso Cavallaro ne disse che tutte le balle gli erano datte ai piedi et che Zuane Zanon era ferito in un piede. Et haec, etc.
Sopra il secondo disse:
Ho detto di sopra che io in compagnia delli sudetti mi missi a seguitare li banditi et gli sbarai et così fecero anco molti altri et tutti li nostri capi del comune et soldati. Et haec, etc.
Sopra il terzo disse:
E’ vero che subito che detto Cavalaro fu relassato detti banditi furono circondati in un monte chiamato le Visine dalli soldati di Tignale solamente et ivi sbarate quantità d’archibugiate contro essi banditi et essi ancora ne sbaravano a noi et allhora fu veduto uno di essi banditi cader morto a terra. Et questo so perché anch’io ero nel proprio fatto. Et haec, etc.
Sopra il quinto disse:
E’ vero che si continuò a sbarare delle archibugiate contro essi banditi da quelli di Tignale fino alle vinti hore, alle quali incominciorno ad arivare gente dalli altri comuni, ma per avanti non erano gionte. Et haec, etc.
Sopra il sesto disse:
E’ vero che vedendo noi che non potevimo affendere essi banditi, rispetto che s’erano fortificati con terra et pietre o toppe di terra, sì che non potevano essere battuti, si risolvessimo di accomodar un carro con usci et legnami, siché non potevano esser offesi; sotto quello andassimo contro essi banditi sbarando continuamente archibugiate et quando fussimo appresso al forte che havevano fatto, al quale arivassimo appresso quanto saria longo due volte un arcobugio, allhora saltorno fuora et in quell’istante furono da noi sbarate delle archebugiate et ve ne rimasero tre di essi, compreso quello che è ferito. Et è vero che fu trovato uno de nostri morto et Giacomo Gramolo ferito a morte. Et questo lo so perché io fui quello che trovò l’inventione del carro et andai sopra esso con altri soldati. Et haec, etc.
Sopra il settimo disse:
Signor sì che li tre altri banditi si missero a fugire et furono seguitati fino in una valle detta Monible, dove anch’essi restorno morti, quali furono il Zanon, il Forlanello et il Ferarino, essendo li altri prima stati amazzati. Et haec, etc.
Sopra l’ottavo rispose:
Il Gramolo non morse allhora, ma fu però ferito a morte, come ho detto et è vero che fu morto anco uno detto il Brochetta che io viddi Zuane Zanon a tirargli. Et ve ne sono molti altri feriti a morte. Et haec, etc.
Sopra il nono disse:
Io conosco benissimo li sudetti banditi interfetti, perché io gli ho veduti vivi et morti et ho veduto in particolare il Zanon et suoi compagni; quanto poi a Giulio Bergamo non so chi sia, se non quanto ha detto quello che è stà menato vivo, che si disse esser suo servitore.
Ad generali disse:
Son anch’io del comun di Tignale et uno de quelli che è stato nel conflitto, tamen ho detto la verità. Et haec, etc.
18.4.Testimonianza di Gioseffo Piloni
Adì antedetto
Messer Gioseffo Piloni di Salò testimonio come si sopra…
Sopra il nono essaminato disse:
Io ho veduto li cadaveri delli capitolati banditi, ciouè di Zuane Zanon et altri et li viddi hieri sera, quando furono menati in barca et li ho veduti anco questa mattina, ma però io non conosco altri che Zuane Zanon, quale conosco benissimo per haverlo veduto vivo quest’anno passato, quando si diceva che voleva andare alla guerra et che allhora pratticava liberamente, et haec, etc.
Ad generalia recte, etc.
18.5 Testimonianza di Francesco Morano
Die antedetto.
- Francesco figliolo di D. Francesco Morano di Gargnano, habitante in Salò, testimonio come di sopra ….
Sopra l’ultimo capitolo essaminato rispose:
Io viddi hieri sera quando furono menati li corpi delli capitolati banditi, tra quali io conobbi Zuane Zanon, li altri non li conosco, nè conobbi per non haver mai havuto prattica di loro. Quanto a Zuane io l’ho veduto molte volte et in particolare quando venne, che si diceva che voleva andare alla guerra, et haec, etc.
Ad generalia recte…
18.6 Testimonianza di Bevegnuto Fontana
Bevegnuto Fontana di Salò, testimonio come di sopra ….
Sopra l’ultimo capitolo essaminato depose:
Io non conosco tra tutti li sudetti cadaveri altri che il Ferarino, qual non conosco per altro nome che per Ferarino et l’ho conosciuto avanti che fusse bandito et anco adesso benissimo recconosciuto quando lo viddi hieri sera in barca, ove erano anco li altri morti. Et haec, ettc.
A generalia recte…
18.7 Testimonianza di Gioseffo Iorio
Lo Iorio, così come i precedenti testimoni erano notabili di Gargnano trasferitisi a Salò.
Gioseffo Iorio cognominato il Gargnano, testimonio come di sopra …
Sopra il nono capitolo essaminato fu interrogato se egli habbi veduto li cadaveri in esso nominati.
Signor sì che ho veduti li sudetti cadaveri là in piazza et li conosco benissimo, ciouè Zuane Zanon, il figlio del Lima per nome Zuane, anch’esso et cugino di esso Zanone, Bortolamio Forlanello et Tomaso Ferarino, tutti di Gargnano. Delli altri due non ho cognitione alcuna, ciouè del retento, nè di quell’altro morto.
Interrogato rispose:
Io ho conosciuto li sudetti Ferarino et Forlanello avanti fossero banditi et anco il Zuane et suo nepote, per esser anco da Gargnano, se ben hora non vi habito et haverli veduti più et più volte avanti che fusse bandito et lo viddi anco doppo che è bandito una volta a Maderno et ho benissimo prattica di tutti loro. Et haec, etc.
Ad generalia recte…
18.8 Testimonianza di Zorzi Cobello di Maderno
Mastro Zorzi Cobello di Maderno, testimonio come di sopra …
Sopra l’ultimo capitolo essaminato disse:
Fra li cadaveri che sono stati esposti là in piazza et menati qui a Salò dalli huomini da Tignale io ho conosciuto il Forlanello, del quale ho prattica perché avanti che fusse bandito da figliolo piccolo m’ha agiutato et lavorato di compagnia con suo padre del muraro. Et parmi anco d’haver riconosciuto Zuane Zanone all’effigie, perché lo viddi quando una volta mi legò dentro San Giorgio e mi tolse li denari. Et haec, etc.
Ad generalia recte…
18.9 Testimonianza di Gierolamo Gasparini
Anche Girolamo Gasparini venne chiamato a testimoniare per la comunità di Tignale.
Die dominico 20 augusti 1617
- Gierolimo Gasparini di Maderno, come di sopra prodotto…
Sopra il primo capitolo disse:
Ritrovandomi io quel giorno a Prebion terra del comun di Tignale a far fare alcune essecutioni, mi partei da detto luoco di Prebion con l’offitiale et gionto che fui nella terra di Gardola, principale di esso comune, sentei a dire che li banditi menavano via messer Zuane Cavalaro, fratello del vicario et subito corso su la piazza viddi li sudetti banditi che andavano alla volta dei monti per la strada di Volzano. Il che veduto, subito mi inviai alla volta della terra di Aere, per inviar della gente, dico a costoro, havendo anco stimolato li soldati di Gardola a mandar ancor loro gente, come fu fatto. Et tolto meco in compagnia un mio parente che ha nome Zan Giacomo Coloso con due altri et così se gli avviassimo dietro et andassimo alla posta, sbarandogli di buone archibugiate. Et quando arivai la mattina in piazza, che era apena nel spontar del giorno. Dicens: Mentre che noi seguitassimo li sudetti banditi incontrasssimo il sudetto Cavallaro, quale se ne veniva alla volta di casa. Et haec, etc.
Sopra il secondo disse:
Ho detto nel precedente capitolo la cosa come fu et è vero che fu sonato campana a martello et se gli misse dietro la gente, come ho detto. Et haec, etc.
Sopra il terzo disse:
E’ vero che quando fu lasciato il Cavalaro sudetto essi banditi furono circondati dalli soldati et huomini di Tignale solamente, con quali ero anch’io, come ho detto, et non viddi allhora soldati d’altri comuni. Et circondati che furono gli furono sbarate quantità d’archibugiate et tirate anco sassate. Et allhora fu veduto uno di essi banditi cader a terra morto, che poteva essere circa le tredeci hore quando anco da essi banditi fu morto il Coloso. Et haec, etc.
Sopra il quinto disse:
E’ vero che durò la scaramuccia tra li banditi et soldati di Tignale fin circa le vinti un’hora avanti che arivassero genti d’altri comuni. Et haec, etc.
Sopra il sesto disse:
E’ vero che essendosi li banditi fortificati di pietre e toppe di terra, in modo che non potevano esser offesi, si risolvessero essi di Tignale d’accomodare un carro fortificandolo di usci et legnami, sul quale furono posti huomini et con quello andorno verso li banditi, sparando sempre archibusate. Et quando furono appresso il forte furono ritrovati due di essi banditi morti et uno ferito, qual è stato condotto qui in prigione, ove morse anco il sudetto Coloso et fu ferito Giacomo Gramolo a morte. Et haec, etc.
Sopra il settimo disse:
E’ vero che li altri tre banditi che erano rimasi si missero a fugire et furono seguitati fino in una valle a cui non so il nome et ivi, sotto un sasso, si fecero forti, ma vi furono uccisi tutti e tre. Et haec, ecc.
Sopra l’ottavo disse:
E’ vero che oltre li sudetti che ho detto di sopra che rimasero morti, rimasero morti anco Giovan Antonio Brochetta et un Lovise Dal Lago et morti altri feriti, tutti del comun di Tignale. Et haec, etc.
Sopra il nono disse:
E’ vero che li sudetti banditi interfetti sono Zuane Zanon de Beatrice, Zuane figliuolo del quondam Zan Francesco Lima suo cugino, Tomaso detto Ferarino et Bortolamio Forlanello, quali ho veduti et molto bene conosciuti, essendo sempre stato presente a tutti li fatti sudetti. Quanto poi alli altri doi non so che siano, se non per quanto mi ha detto il ferito, il quale ho medicato che mi disse che quell’altro era suo patrone et che l’aveva menato via et che sopranome gli dicono di Ferari o Ferami, se ben mi raccordo. Et haec, etc.
Ad generalia recte…
18.10 Testimonianza di Claudio Fattor
Die 22 augusti 1617
Claudio Fattor de Salò in Tignale, testimonio come avanti prodotto…
Interrogato rispose:
E’ vero che la zobbia prossima passata 17 instante mese, nel levar del sole, Zuane Zanone, insieme con li suoi compagni, li quali sono stati morti con detto Zanone et uno retento, andorno a casa del capitolato messer Bartolomeo Cavalaro in Tignale et da quella nenorno via messer Zuane suo fratello.
Sopra il secondo rispose:
Anco questo è vero, che subito da detti Zanone et compagni hebbero menato via esso messer Zuane, le sue done di casa si missero a cridare, per il che tutti li capi et soldati si missero al suon di campana a martello a seguitarli, sparandoli buone archibusate et ricevendone, sì che li fecero lasciare detto messer Zuane.
Sopra il terzo rispose:
E’ vero anco questo che quando fu lasciato detto messer Zuane, li predetti banditi furono seguitati et circondati in un monte chiamato in contrata delli Visini dalli soldati et capi solamente del comun di Tignale, sbarandosi molte archibusate una parte et l’altra, sì che per dette archibusate fu visto cadavere uno de detti banditi a terra et questo lo so perché nel detto tempo io me li ritrovai presente.
Sopra il quinto rispose:
Io so che in fin alle ore vinti in circa fu sempre seguitato a sbarare dalli soldati di Tignale, ma poi su le vinti un’hora et vinti doi in circa vi erano anco de quelli di Gargnano.
Sopra il sesto rispose:
Anco questo è vero, che li predetti di Tignale, vedendo che li predetti banditi erano fortificati benissimo et che era impossibile batterli, si risolssero di accomodar un carro con usci et tavole et sotto quello accomodarsi delli soldati et sempre spingendo avanti detto carro fin sotto li predetti banditi, sbarando tante archibusate. Nel quale sbarro fu detto esser morto doi delli detti banditi et uno ferito et morse anco di quelli di Tignale, uno detto il barba Coloso et un altro Giacomo Gramola capo della terra di Prebione, tutti di Tignale.
Sopra il settimo rispose:
Anco questo è vero che li altri tre banditi restati vivi si missero a fugire verso una valle detta Monible, nella quale restorno morti tutti tre.
Sopra l’ottavo rispose:
E’ vero che nelle archibusate sudette oltra esser morti li doi sudetti, restò anco morto un Giovan Antonio Brochetta con altri feriti.
Sopra il nono rispose:
E’ vero che li banditi sudetti sono li nominati nel capitolo, per quello si diece, ma io conosco bene Zuane Zanone et suo nevodo detto il Lima et il Ferarino. Et haec, etc.
Ad generalia recte…
18.11 Testimonianza di Zuane Corsetto
die dicta.
Zuane quondam Viano Corsetto della valle de Vestino della terra di Turano, habitante in Tignale, testimonio come di sopra prodotto, citato …
Sopra il primo rispose:
Quello che so di questo capitolo è che quella mattina, essendo anchora in letto, sentei a nominare questo messer Zuane Cavallaro et ciò sentendo mi levai di letto et andai alla volta di piazza, dove nell’andare incontrai una donna alla qual dimandai che cosa v’era. Essa mi rispose: ‘I mena via messer Zuane Cavalaro’ Et parmi che io dicessi a lei chi et che ella mi dicesse. ‘Li banditi et il Zuan’, che così precise hora non mi racordo le puntuali parolle et mi fu detto anco gionto in piazza dicendo: ‘I va via dalla piana di Volzano’. Et haec, etc.
Sopra il secondo disse:
E’ vero che fu sonato campana a martello subito che si divulgò il fatto et la gente che si trovava allhora nella terra si missero dietro a’ detti banditi et sopragiongendo sempre gente del comune, che dalla montagna si ridusse al suono di campana martello et seguitorno li banditi sbarandogli delle archibusate, facendoli lasciar detto messer Zuane. Il che so perché anch’io tolsi suso le arme et andai con loro a seguitare li sudetti banditi. Et harc, etc.
Sopra il terzo disse:
E’ vero che doppo che fu lasciato esso messer Zuane Cavalaro li banditi predetti furono circondati dalli huomini del comun di Tignale solamente et serati in un monte detto delli Visini, ove furono da ambe le parti sbarate molte archibusate et per quanto mi è stato raccontato dalli huomini, fu veduto cader morto uno di essi banditi quasi la mattina. Dicens: Io non lo potei vedere perché io ero alla posta in un altro luoco.
Sopra il quinto disse:
E’ vero che fu seguitato a sbarare dalli soldati et huomini di Tignale dalla mattina fino al tardi, avanti che arivasse gente d’altri comuni. Dicens: Li Tignali erano all’impresa avanti che andassero li messi nelli altri comuni et essendo io come ho detto alla posta sentei quando fu tardi che si diceva sono venuti li Gargnani.
Sopra il sesto disse:
E’ vero che vedendo quelli da Tignale che li predetti banditi si erano fatti forti con pietre et toppe di terra, talmente che non potevano essere battuti, si risolsero di accommodare un carro con usci et legnami, col quale andorno contro essi banditi, sbarando continuamente de buone archibugiate. Il che ho veduto stando come ho detto a una posta da un’altra parte. Et quando furono gionti con detto carro appresso il forte, furono ritrovati morti due di essi banditi et uno ferito, che è stato condotto qui nelle forze et fu ritrovato morto anco il Coloso, uno delli huomini di Tignale et Giacomo Gramolo ferito a morte, che dopo anch’egli se n’è passato ad altra vita, qual era capo della terra di Prebion.
Sopra il settimo disse:
E’ vero che li altri tre banditi rimasti vivi si missero a fuggire in una valle, che credo si chiami a ponto Monible, dove restorno morti tutti tre. Et haec, etc.
Sopra il nono disse:
Io viddi il cadavere di Zuane Zanon sul carro, quando lo conducevano con li altri morti et io lo conobbi benissimo, perché io n’haveva bonissima prattica avanti che venisse a star a Tignale et ho anco veduto alcuna volta il Ferarino, ma però non voglio affermare che veramente non lo conobbi. Dicens: E’ vero che la gente diceva: ‘L’é questo, l’è l’altro, etc.’. De altri non havendone prattica non li ho conosciuti se non come ho detto la gente diceva: ‘Questo è il Forlanello et quest’altro è il tale et tale’. Et haec, etc.
Ad generalia recte etc.
Antonio Mario Zoia cancelliere pretorio sottoscrisse et sigillò.
(segue l’attestazione del Provveditore di Salò del 4 ottobre 1617 in merito all’autenticazione degli atti prodotti).
* 19. Capitoli presentati dalla comunità di Gargnano ( 9 settembre 1617)
Anche la comunità di Gargnano presentò i suoi capitoli con relativi testimoni. Le testimonianze raccolte suggeriscono un’azione comune con la comunità di Tignale e rivelano come i soldati di Gargnano giunsero sul finire della giornata, ma in tempo per partecipare al conflitto finale.
Adì primo novembre 1617.
Presentata per d. Nicolò Morano et d. Bartholomeo Ton, a nome del comune di Gargnano, instando etc.
Per giustificatione delle cose introdotte nella scrittura presentata per il predetto comun di Gargnano et ad ogni buon fine et effetto et senza pregiuditio di cadauna sua ragione, gli intervenienti per il detto spettabile comun producono li capitoli infrascritti, sopra quali instano esser essaminati li testimoni infrascritti.
Primo. Che il spettabile commun di Tignale il giorno di giovedì 17 agosto prossimo passato mandò a far avisati gli huomini del spettabile comun di Gargnano sicome nelli monti del detto comun di Tignale si ritrovava Zuane Beatrice detto Zanon bandito famoso di questo Serenissimo Dominio con altri banditi, il quale haveva fatto prigione et tiranicamente condotto via messer Zuane Cavalari, uno de principali del detto comun di Tignale.
Secondo. Che subito gli huomini del sudetto comun di Gargnano et in particolare li capi eletti da quel comune nelli presenti motivi, inteso che hebbero la nuova sudetta, fecero dar campana martello tutte le terre del sudetto comune, ove subito convocorno gli huomini da fatti con le armi all’ordine per essequire i commandi delli loro capi, in grossissimo numero.
Terzo. Che immediate gli huomini del detto comune di Gargnano, radunati insieme con archibusi et loro armi, si conferirno (ancorché lontani dal luoco dove erano li banditi, per spatio d’otto miglia in circa) nel monte et luoco ove se ritrovava il sudetto Zanone bandito con suoi compagni, dividendosi le genti in più parti per chiuder li passi et facilitar l’interfettione o captura delli sudetti banditi.
Quarto. Che quando gli huomini del detto comun di Gargnano gionsero nel monte et luoco dove si ritrovavano li sudetti banditi, s’unirno nel luoco sudetto quelli di Gargnano con quelli di Tignale, sbarando molte archibugiate contro il sudetto Zanone et suoi compagni.
Quinto. Che doppo lungo sbarro di archibugiate, seguite così dalla parte degli huomini di Gargnano, come di Tignale, come anco dalla parte delli sudetti banditi, restorno finalmente ammazzati et uccisi gli infrascritti, videlicet:
Zuane Beatrice detto Zanon sudetto
Zuane quondam Zuan Francesco Beatrice cugino del detto Zanone
Tomaso quondam Bernardino Ferraro di Gargnano
Bartolomio figliolo di Giovan Pietro Furlano in Gargnano
Un giovane nominato Giulio Bergami detto Ferrai di Gardone di Valtrumpia bandito
Et parimente fu retento un altro compagno del detto Zanon nominato Pietro quondam Giovan Battista Gardoncino da Incino di Valtrumpia, ferito d’archibugiata nel brazzo destro et consignato nelle forze della giustitia.
Sesto. Che li detti banditi morti, insieme con il sudetto compagno retento vivo, furono per li huomini del detto comun di Gargnano et di Tignale condotti nella terra sudetta di Gargnano et poi ivi imbarcati sono stati condotti dalli sudetti huomini di Gargnano et di Tignale con le barche di quelli di Gargnano il giorno di venerdì 18 agosto predetto a Salò et doppo esser stati per li sudetti di Gargnano et Tignale consignati all’illustrissimo reggimento, li sudetti cinque banditi morti insieme con il sudetto vivo, d’ordine dell’illustrissimo reggimento furono condotti nella publica piazza di Salò alla presenza di molti et quel vivo posto in prigione.
Settimo. Che li sudetti morti et retento sono banditi, come nelle sentenze bannitorie, quali si presentaranno come si serva.
Adì 9 settembre 1617
L’illustrissimo signor Proveditore et Capitano, visti li sudetti capitoli, quelli admessi et in quantum etc.
INDICE DELLA SEZIONE
19.1 Testimonianza di Giacomo Comasco
Testimoni essaminati sopra li capitoli prodotti per li intervenienti del comun di Gargnano
Die luni 11 settembre 1617
Mastro Giacomo Comasco, muradore habitante in Gargnano, testimonio prodotto per gli intervenienti del comun di Gargnano, citato per un officiale di questa corte a cui non so il nome, come fu detto, ammonito, giurato et sopra li sudetti capitoli essaminato con suo giuramento depose come segue, videlicet
Sopra il primo capitolo disse:
Essendo io quel giorno delli 17 agosto prossimo passato a lavorare in un luoco di messer Zan Antonio Orio detto il zoppo et così venne un huomo da Tignale che non conosco se non per vista, qual caminava et vedendolo io gli dimandai che cosa vi era di nuovo et esso mi disse che Zuane Zanone et banditi havevano menato via messer Zuane Cavallari di detta terra di Tignale et che però veniva a dimandare agiuto al commmun di Gargnano, anci mi dimandò chi era console et io gli disse che dovesse andare da messer Marcolino Orio che lui è capo et credo anco fusse allhora viceconsole. Interrogato rispose: Vi era un mio fratello per nome Zan Domenego et il figliolo di quello che agiutavimo. Et haec, etc.
Sopra il secondo capitolo disse:
E’ vero che subito intesa tal nuova fu datto campana a martello per tutte le terre del commune di Gargnano, al cui sono si congregorno quantità di huomini et dalli capi furono inviati alla volta di Tignale all’ordine con le loro armi, cioè arcobusi et altre arme necessarie. Et questo so perché anch’io vi andai.
Sopra il terzo disse:
Signor sì che come ho detto radunati li huomini del comun di Gargnano all’ordine con li loro archibusi et altre armi, si conferirno al luoco o sia monte ove si ritrovava il sudetto Zuane bandito con suoi compagni, se ben lontano circa otto miglia, dividendosi le genti ai passi per chiuderli et per facilitar l’interfettione di detti banditi et ciò so perché, come ho detto, andai sempre con essi di Gargnano et fui delli primi. Et haec, etc.
Sopra il quarto capitolo disse:
E’ vero che quando gionsero quelli di Gargnano, con quali ero anch’io, come ho detto, al monte ove erano li capitolati banditi, subito s’unirno con quelli di Tignale, sbarando delle archibugiate contro li sudetti banditi.
Sopra il quinto capitolo essaminato disse:
Questo è verissimo, che doppo il longo sbarro d’archibugiate restorno finalmente uccisi li banditi nominati nel capitolo et preso il capitolato Pietro Incino, che io gli viddi tutti, come ho detto.
Sopra il sesto disse:
E’ vero che li predetti banditi morti et compagno vivo furon dalli huomini di Tignale et Gargnano condotti su carri a Gargnano et di poi ivi imbarcati furono condotti a Salò et consignati alla giustitia et poscia condotti in piazza, come è notorio.
Sopra il settimo disse:
Quanto a quelli di Gargnano si sa publicamente che erano banditi, delli altri non so altro, per esser forestieri.
Ad generalia etc.
19.2 Testimonianza di Giacomo De Zani
La testimonianza di Giacomo de Zani rende l’idea del clima esistente in Riviera nell’estate del 1617 e di quella che possiamo definire una vera e propria militarizzazione della popolazione.
Giacomo De Zani quondam Faustino de Magasa Val de Vestino, habitante in Gargnano, testimonio …
Sopra il primo capitolo disse:
Ritrovandomi in un campo di messer Cornelio Manino quel giorno che è contenuto nel capitolo et sentendo dar campana martello intesi dalla gente come si sonava perché quelli da Tignale havevano mandato a dire che Zuane Zanon et compagni havevano menato via messer Zuane Cavallaro di Tignale et nell’andar che facessimo a quella volta n’incontrassimo anco un altro che veniva per simil fatti a dar la nuova.
Sopra il secondo capitolo disse:
E’ vero che subito che s’intese tal nuova fu datto campana martello per tutte le terre del commun, che per tutto dove andavo sentivo dar campana martello, al suon della quale io mi mossi da lavorare, come ho detto, et andai alla volta delli capi, ove subito si convocorno li huomini da fatti di esso commune all’ordine, con le loro arme in grossissimo numero per essequire li ordini di capi sudetti et ciò so perché anch’io vi andai con essi.
Sopra il terzo disse:
Anco questo è vero, che imediate radunati li huomini del commun di Gargnano con li loro archibusi et arme si conferirno al luoco o monte ove si ritrovavano li sudetti banditi, lontano circa otto miglia et ivi si dividessimo andando a chiuder i passi per poter con più fascilità ammazzarli o farli prigionieri. Et haec, etc.
Sopra il quarto disse:
Signor sì che quando arrivassimo noi altri di Gargnano nel monte ove si ritrovavano li banditi, si unissimo con quelli di Tignale sbarando molte archibugiate contro il sudetto Zanone et compagni. Et haec, etc.
Sopra il quinto disse:
Esser vero il contenuto nel presente capitolo, ciouè che doppo longo sbarro d’archibugiate restorno uccisi li capitolati banditi et preso quel Pietro che è prigione, compagno di essi interfetti, qual fu consignato in queste forze. Et haec, etc.
Sopra il sesto disse:
E’ vero che furono li detti banditi morti et compagno furono condotti sopra carri a Gargnano dalli huomini di Tignale et Gargnano et di poi da Gargnano condotti in barca a Salò et per quanto poi intesi furono consignati alla giustitia et di poi condotti su la publica piazza. Et haec, etc.
Sopra il settimo disse:
So che Zuane era bandito come è notorio et suoi compagni de Gargnano; del resto non so altro se non per udita. Et haec, etc.
Ad generalia…
19.3 Testimonianza di Domenico Comasco
La testimonianza di Domenico Comasco suggerisce che anche nella Valletta delle Monible lo scontro fu prolungato; è però molto probabile (anche basandosi sulle testimonianze dei Tignalesi) che gli uomini di Gargnano arrivassero quando ormai la partita si stava chiudendo. E’ ipotizzabile che il loro arrivo, lungo la carrareccia che conduce a Monible, tagliasse la strada ai banditi, costringendoli a ripararsi nel piccolo anfratto costituito dal ruscello orientale.
Mastro Domenego Comasco murador in Gargnano, interrogato come di sopra…
Sopra il primo capitolo essaminato disse:
E’ vero che il giorno capitolato li huomini del commun di Tignale mandorno ad avisare li huomini di Gargnano, sicome Zuane Zanon bandito famosissimo si ritrovava nelli monti del commun di Tignale et che haveva fatto prigione et condotto via messer Zuane Cavallari, uno delli principali di esso commune di Tignale.
Interrogato rispose: Erimo a Faustino a lavorare et passò uno de Tignale, qual dimandò a mio fratello ove era il console et me disse che detto Zanone era nei monti di Tignale et haveva menato via detto Cavalaro. Et andato poscia a Gargnano sentessimo immediate suonar campana martello et così tralasciato il lavoriero s’andassimo ancor noi a metter all’ordine. Et haec, etc.
Sopra il secondo disse:
Ho detto che subito che gionse quel messo a Gargnano subito si sentì suonar campana martello, al cui suono si convocorno grossissimo numero di huomini da fatti con le loro arme all’ordine per essequire quel tanto gli veniva commesso da loro capi. Et haec, etc.
Sopra il terzo disse:
E’ vero che quando si furono adunati li huomini di Gargnano si conferirno nel monte ove erano Zuane Zanon et compagni (se ben lontano circa otto miglia) et gionti subito attesero a prender i passi per chiuderlo, acciò fusse più facile l’interfettione o cattura. Il che so perché anch’io come habitante in commune andai con quelli di Gargnano.
Sopra il quarto disse:
Signor sì che è vero, che gionti che furono li huomini di Gargnano, come ho detto, nel sudetto luoco subito s’unirno con quelli di Tignale sbarando molte archibugiate contro li banditi. Et haec, etc.
Sopra il quinto disse:
Questo è verissimo, sicome anco notorio che doppo longo tempo d’archibugiate seguite, sì dalla parte di Tignale et Gargnano, come de banditi, essi banditi capitolati restorno finalmente uccisi et uno di loro fu fatto prigione et condotto vivo in queste forze. Il che io so perché come ho detto ero con loro. Et haec, etc.
Sopra il sesto disse:
E’ vero che furono li sudetti banditi morti et quel prigione condotti dalli huomini sudetti di Tignale et Gargnano con carri a Gargnano, ove furono poi imbarcati et condotti a Salò et doppo esser stati consignati a questo reggimento furono di suo ordine fatti portare su la publica piazza di Salò, come è notorio. Et haec, etc.
Sopra il settimo disse:
Signor sì che li sudetti erano banditi, come si sa publicamente. Et haec, etc.
Ad generalia recte….
19.4 Testimonianza di Leonardo Di Vezzi
La sottolineatura costante da parte dei testimoni di Gargnano in merito allo ‘sbaro di arichibuggiate’ conferma l’ipotesi che, quando giunsero i soldati di Gargnano il gruppo degli assalitori di Tignale (tra cui il Bertolaso e il Gasparini) stessero ormai sopraffando Zanzanù e i suoi due compagni.
Leonardo Di Vezzi di Val di Non, hora habitante in Gargnano, testimonio come di sopra…
Sopra il primo capitolo disse:
E’ vero, per quanto si diceva publicamente, che li huomini di Tignale, il giorno che furono ammazzati li sudetti banditi, mandorno ad avisare li huomini di Gargnano sicome Zuane Zanone et compagni si ritrovava nei monti di Tignale et che haveva fatto prigione messer Zuane Cavalari et quello condotto via. Et haec, etc.
Sopra il secondo disse:
Sì che è vero che subito intesasi tal nuova in Gargnano, fu subito datto campana martello per tutte le terre del comun di Gargnano et a tal suono si convocò grossissimo numero di gente con le sue arme all’ordine per essequire li comandi de’ loro capi. Et haec, etc.
Sopra il terzo disse:
E’ vero che inmediate radunatosi li huomini di Gargnano andorno al monte ove era il sudetto Zuane Zanon et compagni banditi, ancorché lontano da Gargnan circa otto miglia. Et gionti là si divisero per li passi acciò riuscisse più facile l’interfettione o captura. Il che so, perché anch’io ero con quelli di Gargnano come habitante.
Sopra il quarto disse:
Anco questo è vero, che gionti noialtri di Gargnano al luoco sudetto, si unissimo a quelli di Tignale, sbarando quantità di archibugiate. Et haec, ecc.
Sopra il quinto disse:
E’ vero che doppo logno sbarro d’archobugiate restorno finalmente interfetti li capitolati banditi et l’altro preso et consignati in queste forze. Et haec, etc.
Sopra il sesto disse:
E’ vero che li sudetti banditi morti et vivo furono condotti con carri dalli huomini di Tignale et Gargnano in detta terra di Gargnano, dove furono poi imbarcati per condurli a Salò, ove ho anco inteso che furono condotti et consignati alla giustitia et di poi di suo ordine portati sulla publica piazza di Salò. Et haec, etc.
Ad generalia recte…
19.5 Testimonianza di Scipion Di Mazzi
Scipion Di Mazzi di Darzo, territorio di signori conti di Lodrone, habitante a Liano, comun di Gargnano, testimonio come di sopra…
Sopra il secondo, ommesso etc., di volontà etc., disse:
Quel giorno che successe la morte di Zuane Zanon io mi ritrovavo alla Costa, ove venne il capo di Liano et fece dar campana martello, dicendo che haveva inteso che il Zanone era nelli monti di Tignale et subito si congregò la gente all’ordine con le sue arme. Et haec, ecc.
Sopra il terzo disse:
E’ vero che immediate che furono radunati li detti huomini, con quali andai anch’io, s’aviassimo al luoco ove era il sudetto Zuane, ove gionti si dividessimo, pigliando li passi, acciò riuscisse più facile l’interfettione o captura di detti banditi. Et haec, etc.
Sopra il quarto disse:
Signor sì che quando fussimo gionti al luoco sudetto, subito si mescolassimo con quelli da Tignale, sbarando molte archibugiate. Et haec, etc.
Sopra il quinto disse:
E’ vero anco che doppo infenite archibugiate restorno finalmente morti li capitolati banditi et l’altro preso. Il che so perché li viddi anco metter sui carri et dipoi diedi volta con quelli dalla Costa. Et haec, etc.
Ad generalia recte…
19.6 Testimonianza di Filippo Rutta
Antonio Rutta è di Salò, ma il 17 agosto si trovava a Gargnano; la sua testimonianza è interessante perchè riferisce dell’organizzazione militare cui era stata addestrata la popolazione locale. I gruppi di ‘otto o dieci alla volta’ sono pure significativamente documentati nell’ex-voto.
Die lune antedicta septembris 1617
- Filippo quondam Antonio Rutta di Salò, testimonio come di sopra…
Sopra il primo capitolo disse:
Essendo io il dì aponto 17 agosto prossimo passato andato per miei negotii a Gargnano et ritrovandomi che fu la mattina per tempo dentro quasi in capo la terra predetta di Gargnano, appresso uno che vende sale, in compagnia del Favon da Boiago, et così mentre stessimo ivi raggionando, vedessimo a venir uno da Tignale con un arcobugio da fuogo in spalla, qual era affanato et scaldato. Et gionto appresso di noi dimandò a detto Favone chi fusse console. Et havendogli detto Favone risposto che non lo sapeva, lo interrogò perché causa ricercasse il console. Al che soggionse colui che li banditi havevano menato via un messer Zuane Cavalari da Tignale, che perciò era stato mandato o dal vicario o dalli huomini del commun a dimandar agiuto a quelli da Gargnano. Et di nuovo ricercato che banditi fossero quelli, rispose che era stato Zuane Zanon con altri banditi. Et così andò alla volta della piazza et de lì a puoco sentissimo suonar la campanella del commune et immediate vedessimo correr e adunarsi molta gente et inviarsi, a pezzo a pezzo, ciouè a otto, a dieci alla volta, verso Tignale. Et questo è quanto so.
Sopra il secondo disse haver sopra detto quanto sa. Et haec, etc.
Ad generalia recte…
19.7. Testimonianza di Bernardino Agnelino
Adì 30 settembre 1617
Messer Bernardino Agnelino quondam Giovan Giacomo de Cecina commun de Toscolano, habitante a Gargnano, testimonio prodotto…
Super primo disse:
E’ vero che il commune di Tignale quel giorno capitolato 17 agosto passato mandò ad avisare li huomini del commune di Gargnano che dovessero andar suso, che il Zanone et altri erano nelli monti et che vi erano dietro tutti per ammazzarlo. Interrogato rispose: Io ero presente quando li huomini di Tignale lo dissero a quelli da Gargnano et erimo nella speciaria di Gargnano.
Sopra il seondo rispose:
Che subito che essi huomini di Gargnano si missero all’ordine et andorno alla volta dove erano detti banditi, cominciando a far dar campana martello et armati d’arme et erano in grosso numero.
Interrogato rispose : Io li viddi et io anco andai con loro.
Sopra il terzo ut supra.
Sopra il quarto disse:
E’ vero che quando furono al luogho dove erano detti banditi, li huomini da Gargnano et quelli da Tignale si unirno insieme et andorno et sbarorno molte archebusate contro li sudetti Zanone et compagni et questo so per le cause sudette et perché io stete sempre presente a quanto fu seguito.
Sopra il quinto disse:
E’ vero che per le archibugiate delli huomini di Gargnano et Tignale restorno morti li capitolati Zuane Zanone, Zuane Lima quondam Zan Francesco, Tomaso Ferraro, Bartolamio Furlano et un forestiero et un che fu rettento ferito da un’archebugiata in un brazzo, qual fu consignato alla giustitia et questo so perché ho veduto li detti Zanone et altri sudetti morti et quando anco erano vivi li ho conosciuti.
Sopra il sesto rispose:
E’ vero che li detti cinque morti et il vivo furono condotti a Gargnano per li huomini di Gargnano et Tignale et poi il venerdì furono per essi huomini di Gargnano et Tignal condotti a Salò et consignati all’illustrissimo regimento et anco il vivo. Et questo so perché io stete sempre presente et viddi quanto ho detto.
Sopra il settimo disse:
Io mi rimetto alle loro sentenze.
Ad generalia recte…
19.8 Testimonianza di Marco Calmasino
Adì detto. Messer Marco Calmasino quondam Tomaso veronese habitante a Gargnano, testimonio come di sopra…
Sopra il primo rispose:
E’ vero che quelli da Tignale le mandorno ad avisare quelli da Gargnano che dovessero andar, che vi era il Zanone con altri, quali havevano o volevano menar via tiranicamente messer Zuane Cavallari. Interrogato rispose: Ciò so perché io era presente quando vennero quelli da Tignale a chiamare quelli da Gargnano et erimo in Gargnano.
Sopra il secondo disse:
E’ vero che subito che li huomini del sudetto commune di Gargnano et in particolare li capi hora eletti da quel commune, inteso che hebbero detta nuova, fecero dar campana martello chiochando le campane, ove tutti li huomini da fatto si convocorno con le armi all’ordine per essequire i comandi delli loro capi, in grosso numero. Et questo so perché io viddi il tutto, essendo presente.
Sopra il terzo disse:
E’ vero che li huomini di Gargnano radunati insieme armati con le loro arme et archebusi andorno (seben lontano come nel capitolo) nel monte dove erano detti banditi et si divisero in più parti per più facilmente ammazzar o rettener li detti banditi. Et ciò so perché io ero presente et so quanto ho detto.
Sopra il quarto rispose:
Signor sì che gionti che furono li huomini da Gargnano al monte dove erano li sudetti banditi si unirno con li huomini di Tignale et sbarorno molte archibugiate alli detto Zuane et compagni. Et ciò so per cause sudette.
Sopra il quinto disse:
E’ vero che doppo molte archebugiate da una parte et dall’altra sbarate, finalmente furono ammazzati li capitolati Zanone, Zuane di Beatrice, Tomaso Ferrarino, Bartholomio Furlano et un forestiero et un altro ferito. Et ciò so perché io mi ritrovai presente, essendo andato ancor io in tal fatto, perché mi fecero comandare.
Sopra il sesto disse:
E’ vero che li banditi et il ferito furono condotti a Gargnano per li huomini di Gargnano et Tignale et poi a Salò in barca dall’illustrissimo reggimento et ciò so perché li viddi a condure a un luogo et all’altro come ho su detto.
Sopra il settimo disse:
Signor sì che creddo che siano banditi come nelle loro sentenze et di questo mi rimetto alle dette loro sentenze. Et haec, etc.
Ad generalia recte…
19.9 Testimonianza di Battista Balzarini
Die sabati 30 septembris 1617
- Ioannes Baptista filius quondam Hieronimi Balzarini de Horta, teritorii ecclesiastici papalis, habitator Gargnani, testis ut supra…
Super primo examinatus dixit:
E’ vero che il predetto commun di Tignale il giorno di giovedì contenuto nel capitolo mandò a far avisati li huomini del spettabile commun di Gargnano che nelli monti del detto commune di Tignale si ritrovava Zuane Beatrice detto Zanon bandito con altri banditi, il quale haveva fatto prigione et tiranicamente condotto via d. Zuan Cavallari che mi è stato detto esser uno dei principali del detto commun di Tignale. Et haec, etc.
Interrogato respondit: Io intesi da d. Gierolimo Iorio, capo del commun de Gargnano che dovessimo ridurse insieme per andar a Tignale per il fatto sudetto et vi erano molti quando lo disse et vi era anco quel messo da Tignale che parlava con il sudetto capo et fu il giorno drio Santo Rocho d’agosto passato.
Super secundo examinatus dixit:
E’ anco vero che subito che li huomini del commun di Gargnano et li suoi capi eletti come nel capitolo, inteso che ebbero la nuova delli banditi sudetti come di sopra, fecero dar campana martello a Gargnano et nelle terre di esso commune, ove subito si convocorno li huomini descritti da fatti con l’armi loro all’ordine per essequir i comandamenti delli loro capi in grossissimo numero. Et haec, etc.
Interrogatus respondit: So le predette cose perché ero presente et fui anch’io uno di quelli che andete all’obedientia come nel capitolo et anco di primi. Et haec, etc.
Super tertio examinatus dixit:
E’ parimente vero che subito che li huomini del detto commune furono radunati insieme con le loro armi e archibusi conferirno (ancorché lontani ove si ritrovavano il sudetto Zanone e banditi), dividendosi tutti li detti soldati in più parti per chiudere li passi e facilitar l’interfetione di essi banditi, come nel capitolo.
Interrogaur respondit: So questo perché fui presente ut supra.
Super quarto examinatus dixit:
E’ similmente vero che subito che li huomini del commun predetto furono gionti nel monte dove si ritrovavano li sudetti banditi, si unirno nel luogo sudetto tutti quelli di Gargnano con quelli di Tignale e sbarorno molte archibugiate contra il sudetto Zanone e compagni e come nel capitolo.
Interrogatus respondit: So quel ho deposto perché fui presente ut supra.
Super quinto examinatus dixit:
E’ vero che dopo longo sbarro di archebugiate seguito dalli huomini di Gargnano e Tignale insieme, restorno finalmente morti e uccisi li infrascritti
Zuan Beatrice detto Zanon
Zuan quondam Francesco Beatrice cugino del Zanon
Thomaso quondam Bernardi Ferrai da Gargnano
Bartolomio figliolo di Giovan Pietro Forlano di Gargnano
un giovane nominato Giulio Bergomi detto Ferai di Gardone di Valtrompia bandito
e parimente fu rettento un altro compagno da Incino di Valtrompia ferito come nel capitolo e consignato nelle forze della giustitia.
Interrogatus respondit : E’ vero quanto ho detto e particolarmente restorno morti tutti li sudetti quali ho conosciuti dalli forestieri in poi videlicet il Ferai e il Gardoncino retento.
Super sexto examinatus dixit:
Io non venni a Salò con la compagnia perché restai a Gargnano et essi banditi furono condoti da tutti del commun di Gargnano e Tignale insieme a Gargnano e così li missero in una barcha di Gargnano il giorno di venerdì 18 agosto e li condussero a Salò per consignarli all’illustrissimo regimento e così mi fu detto che furono consignati. Et haec, etc.
Interrogatus respondit: Fui presente sin a Gargnano, come ho detto.
Super septimo dixit:
Del fatto di essi banditi mi referisco alle loro sentenze.
Ad generalia recte….
(segue l’attestazione del Provveditore sull’autenticità delle scritture copiate dal cancelliere Zoia)
Infine le due comunità presentarono le sentenze di bando pronunciate contro i banditi.